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TORINO. Inchiesta Appendino, le tesi di accusa e difesa

I documenti scritti durante la fase di preparazione di un bilancio devono corrispondere alla verità, anche se, tecnicamente, si tratta di "atti interni" alla pubblica amministrazione. Questa, secondo quanto si apprende, è la linea seguita dalla procura di Torino nell'inchiesta che ieri ha portato all'emissione di un avviso di garanzia alla sindaca Chiara Appendino, al capo di gabinetto Paolo Giordana e all'assessore al bilancio Sergio Rolando: si procede per falso ideologico, il reato commesso dal pubblico ufficiale che "attesta falsamente dei fatti". Il 30 novembre 2016 la sindaca, in una lettera interna, scrisse che la restituzione di 5 milioni alla società Ream non era prevista. La difesa afferma che i documenti devono essere considerati autentici perché la formazione del bilancio è stata regolare. Il caso riguarda la decisione di non iscrivere un debito da 5 milioni contratto verso la società Ream. Ma i  legali di Palazzo Civico dicono che questa mossa è resa possibile dalle riforme introdotte dal decreto 118 del 2011 (modificato nel 2014 ed entrato definitivamente in vigore nel 2015) sul regime contabile degli enti pubblici. In particolare è stato seguito il principio contabile della "competenza finanziaria potenziata", che permetteva di portare questo debito nel bilancio solo nell'esercizio del pagamento effettivo (in questo caso il 2018). Il 30 novembre 2016 la sindaca Chiara Appendino scrisse in una lettera ad alcuni funzionari comunali che "stante le trattative in corso su varie partite aperte con la Città" la restituzione del debito da 5 milioni alla società Ream "non è prevista". Solo mesi dopo, il 1 marzo 2017, la sindaca, insieme all'assessore al bilancio Sergio Rolando, scrisse al presidente di Ream, Giovanni Quaglia, che "a partire dal mese di giugno 2017 inizieranno i contatti tra i nostri e i vostri uffici per definire le modalità e le tempistiche". Le due lettere, presenti negli archivi di Palazzo Civico, ora prese in esame dai pm della procura di Torino che indagano per falso ideologico, il reato che punisce il pubblico ufficiale che compila atti non veritieri. Il presidente Quaglia aveva chiesto formalmente la restituzione del debito il 6 dicembre 2016, una settimana dopo la prima lettera di Appendino. "Ho fiducia nell'operato dei magistrati, quando sarò convocato risponderò a tutte le domande. Siamo a disposizione". Così l'assessore al Bilancio del Comune di Torino, Sergio Rolando, indagato nell'inchiesta Westinghouse con la sindaca Chiara Appendino e il Capo di Gabinetto, Paolo Giordana. "La città applica dal 2015 il decreto legislativo 118 del 2011 sull'armonizzazione contabile - aggiunge Rolando a margine di una commissione comunale -, che accerta le entrate e le uscite in funzione della competenza contabile potenziata, e cioè una entrata e una uscita si iscrivono quando il debito o il credito diventano esigibili. Tutto quello che abbiamo fatto nel bilancio - conclude - segue questa regola e lo abbiamo sempre detto e scritto in tutte le delibere".
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