Chi lo conosceva bene si aspettava l'arrivo dei poliziotti da un giorno all'altro. Si aspettava di vederlo tornare dietro le sbarre. "Sapevamo che sarebbe finito di nuovo in galera. Era una testa calda", raccontano tra le lacrime i parenti e gli amici di Simone C.. Il suo corpo è stato trovato questa mattina senza vita, a Torino, nel cortile di un palazzo in via Bibiana, in Borgo Vittoria, alla periferia settentrionale della città: si stava inerpicando fra i balconi dopo un furto in un alloggio e ha mancato la presa. A tracolla aveva ancora il borsone con la refurtiva. Simone, 30 anni, abitava con la nonna nella stessa palazzina. Si era arrampicato al quarto piano per rubare in casa di un vicino, in Calabria per le vacanze, e stava rientrando nel suo alloggio. Consumatore di stupefacenti, si guadagnava i soldi per la cocaina con queste razzie. Aveva due bambini, i cui nomi portava tatuati sulle mani. Fino a oggi i figli erano in Liguria con la mamma per le vacanze. Anche Simone doveva partire per il mare. "Aveva trovato un lavoro in un campeggio - spiega Bianca, la zia - Da pochi mesi era uscito dal carcere, dov'era stato otto anni per diversi reati. Era intelligente: in cella aveva preso anche due diplomi. Pensavo fosse cambiato, ma poi è tornato qui peggio di prima. La tendenza a fare cavolate e le cattive compagnie hanno fatto il resto". Gli investigatori delle Volanti sono convinti che con lui ci fosse un complice, mormorano i parenti. Ma non aggiungono altro. Lì, tra quei palazzoni di periferia, si conoscono tutti. E tutti sanno dei furti, della droga, "di quella polvere bianca che sembra consegnarti il mondo e poi ti distrugge", come la descrive la cugina di Simone, una giovane donna che porta al polso il braccialetto degli arresti domiciliari. "Ero io - racconta - che 'facevo' gli appartamenti con lui. Poi mi hanno presa. Mio fratello si drogava ed è morto di Aids. Stessa storia per la mamma di Simone che è morta 22 anni fa. Il padre, invece, non l'ha mai riconosciuto". Tra i vicini c'è chi punta il dito. "Se l'è cercata, non si può vivere così". Ma c'è anche chi si avvicina a nonna Angela, che l'ha cresciuto cercando di fare del suo meglio. "Non mollare. Ora devi tirarti su", l'abbracciano mentre, seduta su una sedia, guarda allontanarsi il carro funebre. "Simone era bello", ripete la zia. "Era così bello che io gli dicevo di fare il gigolò per sbarcare il lunario. Ma è andata così. E' la vita.
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