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TORINO. Università: Torino guida network ricerca sviluppo economico

TORINO. Università: Torino guida network ricerca sviluppo economico

Digitalizzazione (foto archivio)

L'Università di Torino si mette a capo di un network di ricerca in campo economico che intende capire quanto gli investimenti di lungo periodo contribuiscano alla crescita e alla stabilità dei mercati. Obiettivo, dimostrare con dati reali le ricadute positive per l'economia italiana degli investimenti sul lungo periodo. Il progetto coinvolge il Collegio Carlo Alberto, che è la struttura di investimento nella ricerca della Compagnia di Sanpaolo, dove avrà sede il think tank. E si avvale del contributo di un milione e 200 mila euro proveniente da grandi investitori privati come Intesa Sanpaolo, Ersel, Equiter, Fondaco, Reale Group. Questi soggetti forniranno inoltre ai ricercatori in forma anonima dati normalmente non accessibili sui loro portafogli, la cui composizione influenza i mercati. "Capire come si muovono i grandi investitori - ha rimarcato il rettore Gianmaria Ajani - serve a capire dove andrà l'economia italiana. Ma anche a fornire a chi regola i mercati elementi utili per incentivare ciò che serve alla crescita. Oggi l'eccessiva attenzione al breve periodo scoraggia gli investimenti a lungo, con ricadute economiche negative che sono sotto gli occhi di tutti". L'iniziativa, battezzata 'Long-term investors@UniTo', si avvale di un comitato scientifico di altissimo livello, con esperti dell'Università di Torino, della Banca d'Italia, e di enti stranieri come le università di Yale e di Ginevra, la London Business School, la Rockefeller Foundation. Bandi competitivi selezioneranno i migliori ricercatori del settore, mentre il coordinamento è affidato alla docente Elisa Luciano. Alla presentazione, oggi presso il rettorato dell'Università di Torino, con Ajani e Luciano sono intervenuti anche il presidente del Collegio Carlo Alberto, Pietro Terna, e il presidente e ad di Ersel, Guido Giubergia. "In Italia e nell'Europa del Sud - ha osservato quest'ultimo - la cultura dell'investimento a lungo periodo latita. C'è un problema di mentalità, ma anche di fisco: lo Stato incentiva gli investimenti pubblici a breve, distorcendo il mercato. Questo studio - ha spiegato - sarà importante per dare evidenza reale all'intuizione che senza investimenti a lungo il Paese si ferma".
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