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TORINO. Confartigianato, burocrazia fa chiudere imprese

TORINO. Confartigianato, burocrazia fa chiudere imprese

Imprese

Piccole e medie imprese subiscono sempre di più la stretta della burocrazia: fiscale e amministrativa. E il 2017, a discapito dei propositi di semplificazione, rischia di vedere le attività imprenditoriali ancora soffocate dalla troppa burocrazia. Lo sostiene la Confartigianato. Se sul versante tributario il numero di scadenze è aumentato dal 2016 a oggi fino a toccare quota 89, per quanto riguarda il potere ispettivo dello Stato e delle strutture periferiche nei confronti delle pmi oggi una piccola azienda italiana può essere soggetta a ben 111 controlli da parte di 15 diversi istituti, agenzie o enti pubblici. In pratica uno ogni 3 giorni. L'area più a rischio è quella relativa all'ambiente e alla sicurezza nei luoghi di lavoro: 56 possibili controlli che possono essere effettuati da 10 enti e istituti diversi. Per il fisco il numero dei controlli è pari a 26 e sono 6 le agenzie e gli enti coinvolti. Per la contrattualistica il numero dei possibili controlli sono 21 mentre gli istituti e le agenzie interessate sono 4. "Molti dei controlli che le pmi subiscono hanno una matrice tributaria - dichiara Dino De Santis, presidente di Confartigianato Torino - anche quando non sono dichiarati come tali. E' chiaro che con una burocrazia così pressante si corre il rischio, soprattutto per le pmi, di non essere mai a perfettamente a norma. In questo modo si rende la vita impossibile ai piccoli imprenditori, soffocando la parte sana della nostra economia. Per non parlare del numero delle ore che ogni azienda deve dedicare alla burocrazia, sottraendo tempo prezioso al lavoro e fatturato". Secondo un'indagine interna di Confartigianato Torino oltre i due terzi degli intervistati indica nella burocrazia fiscale e amministrativa la prima causa che induce il piccolo imprenditore, soffocato da norme farraginose e poco chiare, a chiudere l'azienda. "Se vogliamo aiutare le imprese a non abbassare la saracinesca - conclude Dino De Santis - bisogna cambiare registro. Oggi le imprese muoiono di tassazione, che rischia di chiudere troppi spazi alla libera iniziativa. Gli adempimento troppo onerosi hanno infine causato un atteggiamento di sfiducia tra imprese e pubblica amministrazione".
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