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Tribunali, si può ancora invertire la rotta

Tribunali, si può ancora invertire la rotta

Si può ancora invertire la rotta, ci sono ancora spazi per rimediare ai disastri prodotti dalla riforma giudiziaria. E' quanto emerge dalla decisione della Corte di Cassazione che la scorsa settimana ha giudicato legittimo il quesito referendario proposto da nove regioni, e tra queste anche il Piemonte, mirato a cancellare la riforma della geografia giudiziaria avviata dal governo Monti e conclusa dall'attuale governo Letta. Una rivoluzione che ha prodotto solo disagi a fronte di limitatissimi risparmi. Infatti proprio per questo motivo ho votato favorevolmente in Consiglio regionale affinché anche il Piemonte sottoscrivesse la richiesta di un referendum. I cittadini hanno il diritto, oltreché il dovere, di esprimere la propria opinione su una manovra che ha effetti in prima battuta sugli utenti della giustizia, ma anche su moltissimi professionisti del settore. Se ne sono accorti in fretta molti cittadini chivassesi che da qualche settimana devono per forza raggiungere Ivrea, con mezzi pubblici inadeguati, per qualsiasi vicenda giudiziaria. Ma i disagi si concentrano anche in molte altre realtà della nostra regione, penso ad esempio al Pinerolese così come a molti tribunali soppressi nel basso Piemonte dove la mannaia dello Stato si è abbattuta con maggior vigore. Non vanno dimenticati inoltre gli effetti negativi prodotti su quei territori, come ad esempio il Chivassese, interessati da inchieste legate alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Eliminare un tribunale significa eliminare un presidio di legalità. A prescindere dal fatto che non tutti i fori hanno specifiche competenze in materia di antimafia, chiudere una realtà giudiziaria, in un contesto segnato da tentativi di infiltrazione mafiosa, non è certo un bel messaggio nei confronti della popolazione ed in particolare nei confronti delle vittime del sistema mafioso. La speranza è che anche la Corte Costituzionale si esprima favorevolmente in prospettiva di una consultazione popolare. In questo modo, se cittadini ed istituzioni saranno uniti, ci sarebbero le condizioni per ridisegnare una geografia giudiziaria più favorevole alle esigenze dei Piemontesi.

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