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20 Dicembre 2016 - 15:29
Ascoltare i cittadini e soprattutto le periferie, dialogando con loro per capire quali siano le priorità, con una presenza che sia costante e attenta e non solo con "sporadiche visite occasionali spesso preavvisate per tempo". L'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, torna a sollecitare l'amministrazione comunale sul tema delle periferie, da cui partire per ridare speranza a una città "laboratorio che può diventare esempio virtuoso e traino per il Paese".
Non una critica, precisa l'arcivescovo nel suo incontro prenatalizio con i giornalisti, ma l'indicazione di un cammino da seguire. "Mi pare ci sia la volontà di fare qualcosa e il 2017 potrebbe essere un anno di svolta in questo senso. Mi sembra che le premesse positive a livello di disponibilità al dialogo e alla collaborazione ci siano".
Nonostante le criticità, aggiunge Nosiglia, "la rassegnazione che incombeva alcuni mesi fa credo si stia diradando e stia attivando in molti la volontà di una ripresa di fiducia e impegno". Ma per non "lasciar cadere questo sforzo", secondo l'arcivescovo, "è giunto il tempo di trovare vie concrete di convergenza su progetti snelli e condivisi, capillari sul territorio e non massificanti. Occorre rovesciare le linee strategiche di fondo su cui si muovono spesso i programmi e le risorse messe in campo per la nostra Città".
Per monsignor Nosiglia, "puntare più decisamente su vie che privilegino le periferie", con investimenti "mirati e puntuali che permettano alla popolazione che vi abita un concreto e palpabile cambiamento di rotta". Analizzando la situazione torinese, Nosiglia ha sottolineato che "il 2016 non ha ancora segnato un cambio di tendenza rispetto al processo di impoverimento che ha visto colpita una larga fascia della nostra città, dove sta anche crescendo la povertà di minori e giovanissimi".
Circa 10 mila le persone incontrate quest'anno al centro di ascolto della Caritas Le Due Tuniche più quelle che si sono rivolte agli altri 150 centri ascolto del territorio. Circa 700 in 2 anni le persone ospitate in 17 alloggi di progetti diocesani. E per affrontare il problema casa la Diocesi ha avviato una mappatura dei suoi immobili vuoti o sottoutilizzati per destinarli all'accoglienza.
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