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30 Novembre 2016 - 11:38
Stephan Schmidheiny
Il processo Eternit diventa uno spezzatino servito da quattro tribunali diversi. E l'accusa diventa meno grave: da omicidio volontario retrocede a omicidio colposo. Dopo mesi di traversie finisce così, a Torino, l'udienza preliminare a carico di Stephan Schmidheiny, l'imprenditore svizzero chiamato in causa per 258 casi di morte provocata - secondo le indagini della procura piemontese - dall'amianto lavorato negli stabilimenti della multinazionale.
"Una grossa vittoria per noi" esulta l'avvocato Astolfo Di Amato, uno dei difensori, mentre lascia Palazzo di Giustizia.
"Un fallimento per l'amministrazione della giustizia" sbotta Sergio Bonetto, uno dei numerosi legali di parte civile. "C'è amarezza", dice Giuliana Busto, presidente dell'associazione familiari delle vittime Afeva. E mentre il pm Gianfranco Colace affila le armi per ricorrere in appello o in Cassazione, Raffaele Guariniello, il magistrato (oggi in pensione) che avviò l'inchiesta nel 2001, invita a vedere "l'aspetto positivo: i processi si faranno, l'Italia sarà l'unico Paese del mondo in cui Schmidheiny dovrà rispondere in tribunale della tragedia dell'Eternit non soltanto per questi casi, ma anche per quelli che purtroppo registreremo in futuro, visto che di amianto si continuerà a morire".
Le decisioni più importanti prese dal gup Federica Bompieri sono tre. La prima: anche se Schmidheiny è già stato processato per disastro ambientale (e prosciolto dalla prescrizione) può essere giudicato di nuovo. La seconda: il reato da contestare non è l'omicidio volontario ma l'omicidio colposo, sia pure aggravato dalla cosiddetta 'previsione dell'evento'. Il parere di Bruno Pesce, dell'Associazione familiari delle vittime, è che "la cultura giuridica italiana non sia ancora pronta a digerire il fatto che la criminalità d'impresa possa commettere un fatto doloso". "Ma non è questo - commenta Guariniello - l'aspetto fondamentale: l'importante è che si facciano i processi".
C'è poi lo spezzatino. Il giudice ha stabilito che a Torino il processo sarà celebrato solo per due casi su 258. Schmidheiny è stato formalmente rinviato a giudizio: la causa comincerà il 14 giugno. Il resto del maxi-fascicolo, per ragioni di competenza territoriale, prenderà altre strade. Il tribunale di Vercelli si occuperà di 243 morti, quelle legate allo stabilimento Eternit di Casale Monferrato. A Napoli (per lo stabilimento di Bagnoli) finiranno otto vicende, a Reggio Emilia (per Rubiera) due. Tre, infine, sono i casi dichiarati d'ufficio subito prescritti.
"Personalmente - dice Titti Palazzetti, sindaco di Casale, dopo avere ha partecipato in Senato alla seconda Assemblea Nazionale sull'Amianto - sono sconcertata. Continueremo comunque a lottare per avere giustizia nei casi relativi al nostro territorio".
Sui decessi più lontani nel tempo incombe il rischio prescrizione. "Mandare le carte in un altro tribunale - spiega l'avvocato Bonetto - significa ritardare l'accertamento della verità. E' questo il fallimento". La parlamentare Camilla Fabbri (Pd), presidente della Commissione d'inchiesta sugli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali, che questa mattina ha presentato il ddl del Testo unico sull'amianto, ritiene che "una revisione delle norme processuali su questa materia sia indispensabile".
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