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27 Luglio 2016 - 18:38
"Inaccettabile pensare che i 30 mila pazienti italiani affetti da epatite C e i circa 2 mila piemontesi, trattati farmacologicamente nel 2015, potevano essere il doppio a parità di costo": così i consiglieri regionali del M5S, Davide Bono e Gianpaolo Andrissi. "I contratti con le aziende produttrici dei farmaci anti Epatite C - spiegano - prevedevano una clausola prezzo-volume che avrebbe dimezzato il costo del singolo trattamento nel caso in cui si fossero superati i 50 mila pazienti trattati sul totale di 1 milione di malati a livello italiano".
"La pianificazione ed il coordinamento dei centri di trattamento dell'Epatite C nelle varie regioni sono completamente mancati - osservano i consiglieri - Il ministero della salute è stato a dir poco assente e lo stesso dicasi per i vari responsabili della sanità regionali guidati in Conferenza stato regioni proprio dal nostro assessore alla sanità Saitta.
In questo modo abbiamo tolto una speranza di guarigione da una malattia terribile a 30 mila persone e abbiamo creato un danno finanziario ingente al sistema sanitario nazionale.Quanto ci costa questa leggerezza dei nostri politici nazionali e regionali?Considerando infatti un costo medio ridotto a 15 mila euro a trattamento avremo una cifra di quasi mezzo miliardo di euro bruciata. Ora ci chiediamo chi sono i responsabili? Uno di questi, senza dubbio, - sostengono i pentastellati -risponde al nome di Antonio Saitta".
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