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TORINO. Giornalista mescolato a No Tav durante irruzione, a giudizio

TORINO. Giornalista mescolato a No Tav durante irruzione, a giudizio

NO tav

Concorso in violazione di domicilio: con questa accusa sarà processato a Torino, nel 2017, un giornalista che il 24 agosto 2012 si mescolò a un gruppo di No Tav che, nel corso di una dimostrazione, irruppero negli uffici di un'azienda (la Geostudio) impegnata nel progetto della ferrovia Torino-Lione in Valle di Susa. Davide Falcioni, 33 anni, oggi è stato rinviato a giudizio dal gup Paola Boemio.

L'irruzione (durante la quale secondo l'accusa gli attivisti staccarono la corrente e versarono nei cassetti delle scrivanie una "sostanza maleodorante") è già costata a 19 No Tav condanne comprese fra i 5 e gli 8 mesi. Nel corso di quel processo, il giornalista fu chiamato a testimoniare per conto della difesa e parlò di "clima sereno"; quando spiegò che era presente nello studio l'audizione si interruppe, e in seguito il pm Manuela Pedrotta aprì il procedimento penale.

Falcioni, all'epoca, stava svolgendo un reportage sul movimento No Tav (aveva anche soggiornato nel campeggio in Valle) per conto della testata Agoravox. "Sono entrato - dice all'ANSA - solo per documentare quello che accadeva senza ricorrere a fonti indirette. Quanto mi sta capitando è un fatto che dovrebbe portare la categoria dei giornalisti a interrogarsi". La procura gli contesta solo la presenza negli uffici e non altri comportamenti. L'avvocato difensore, Gianluca Vitale, afferma che "ci sono tre modi di fare giornalismo: diventare un giornalista embedded, restare dietro a una scrivania e andare a cercare le notizie di persona. Falcioni è della terza categoria e la sua condotta non è punibile".

Il pm Pedrotta è invece del parere che "il diritto di cronaca non ha nulla a che vedere con questa vicenda. Non si può entrare così in un domicilio. Ci sono dei limiti".

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