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08 Febbraio 2016 - 18:38
Tav
"L'ennesimo tentativo del pm Antonio Rinaudo e della procura di Torino di terrorizzare una intera popolazione in lotta sbandierando nuovamente ipotesi di condanne a doppie cifre". Dice questo un comunicato diffuso sul web, a firma Coordinamento comitati No Tav Alta Valle Susa, a pochi giorni dall'udienza preliminare in cui due attivisti dovranno rispondere di sequestro di persona e altri reati.
L'appuntamento è per il 12 febbraio quando al Palazzo di Giustizia di Torino verrà rievocato il caso del carabiniere che, durante gli scontri del 3 luglio 2011, venne malmenato e trattenuto nei boschi in località Ramats da un folto gruppo di dimostranti No Tav.
"Questo procedimento, seguito da Caselli e Ferrando, portò - si legge nel comunicato - ad un interrogatorio avvenuto verso la fine del 2012. Tutto sembrava essersi concluso per l'irrisoria consistenza delle prove. Ma a metà dell'anno successivo Ferrando diveniva Procuratore Generale di Ivrea e le carte passavano in mano a tale Rinaudo che, ovviamente, non decideva di archiviare".
La nota critica la condotta tenuta il 3 luglio 2011 dalle forze dell'ordine, che avrebbero "rapinato la terra d'altri".
"Migliaia di persone - è il testo - hanno visto chi tentò di farci desistere portando in luogo pubblico numerose pistole Beretta 92sbm, e chi causò numerose lesioni sparando gas lacrimogeni CS ad altezza d'uomo".
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