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27 Gennaio 2016 - 09:54
"Non è fisiologico avere delle riserve insufficienti. La storia e il perdurare di quella insufficienza avrebbe dovuto convincere gli amministratori a modificare la politica di riserva degli esercizi precedenti". E' questo, in sintesi, il giudizio del pm Marco Gianoglio, che oggi, in tribunale a Torino, ha ripercorso le tappe fondamentali del processo Fonsai. "Mancavano dai 400 ai 600 milioni nella riserva sinistri messa a bilancio da Fonsai nel 2010 - è la sua accusa - e gli amministratori hanno deliberatamente evitato di denunciare al mercato questo dato".
Tra gli otto imputati Salvatore Ligresti, la figlia Jonella e tre top manager della compagnia assicurativa. False comunicazioni sociali e aggiotaggio i reati contestati in relazione a circostanze riconducibili a irregolarità nel bilancio 2010. Nel mirino c'è, appunto, la voce di bilancio chiamata "riserva sinistri", che secondo il pm Marco Gianoglio sarebbe stata sottovalutata per permettere ai Ligresti di intascare dividendi non dovuti. "La riserva sinistri è una delle voci principali per una compagnia assicurativa - ha ricordato nella sua requisitoria -, una voce che la famiglia Ligresti cercava di tenere bassa per non veder diluita la propria partecipazione nella società e quindi per non perdere potere e benefit".
Ha parlato per tutto il giorno il magistrato; nove ore durante le quali ha ribadito quelli che secondo la sua accusa è stata "una lunga catena di errori, uno più irragionevole dell'altro". Con quello che per lui aveva "un unico obiettivo: mettere in bilancio una voce sottostimata". La somma "mancante", sempre per l'accusa, ammonta a 600 milioni di euro. "Di tutti i segnali di allarme che arrivavano dalla società - ha sottolineato - non si è tenuto conto".
Il processo riprenderà il 9 febbraio. Il presidente del collegio giudicante, Giorgio Gianetti, ha chiuso l'udienza alle 18, prima che il pm Gianoglio potesse formulare la sua richiesta pene. Tra due settimane si riprenderà dunque proprio da qui. Con Salvatore e Jonella Ligresti, quest'ultima presente alla requisitoria, sono imputati anche l'ex amministratore delegato, Fausto Marchionni, e l'ex vicepresidente, Antonio Talarico, accusati di falso in bilancio e manipolazione del mercato.
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