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18 Gennaio 2016 - 17:40
Erri De Luca
"Resto convinto - era una delle frasi contestate a De Luca - che il Tav sia un'opera inutile e continuo a pensare che sia giusto sabotarla".
La giudice Iadeluca ritiene che "il contesto nel quale si calano le parole" dello scrittore non sia quello "predisposto al recepimento di un messaggio istigatorio specifico". In primo luogo, De Luca rilasciò quelle dichiarazioni a due testate generaliste "dirette a un pubblico nazionale", non a pubblicazioni rivolte potenzialmente a "destinatari più propensi" ad accogliere l'invito, come potevano essere quelle della Valle di Susa o quelle di "ispirazione anarchica".
Lo scrittore, secondo la giudice, non è un "personaggio che gode di un particolare seguito fra gli oppositori violenti dell'opera Tav".
Nell'elencare la giurisprudenza sui reati di istigazione, Iadeluca cita alcune sentenze, come quella con cui la Cassazione ha confermato nel 2015 la condanna di una ex militante leghista che aveva pubblicato su Facebook la frase "mai nessuno che se la stupri" riferita all'allora ministro dell'integrazione Cecile Kyenge. In quel caso la responsabilità dell'imputata derivava anche dal contesto, che era quello di un "acceso dibattito relativo a un episodio di violenza sessuale in danno di donna italiana da parte di un africano".
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