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TORINO. Giustizia: l'imputato non è in aula, processo da rifare

TORINO. Giustizia: l'imputato non è in aula, processo da rifare

Dal carcere dove era rinchiuso aveva chiesto di seguire l'udienza del processo in cui era imputato di spaccio ma, per un paio di disguidi, non era stato accontentato: la Cassazione, adesso, ha annullato la sua condanna e ha ordinato un nuovo passaggio davanti alla Corte d'appello di Torino. Il protagonista di questo caso giudiziario è un congolese di 40 anni arrestato nell'ottobre del 2014 perché in un trolley da viaggio aveva nascosto dell'eroina. Lo scorso 10 aprile i giudici di secondo grado, a Torino, avevano confermato la sua condanna a tre anni, sei mesi e venti giorni di reclusione con rito abbreviato. Il problema nasce dal fatto che il congolese, nonostante la sua richiesta, redatta correttamente e inoltrata il 9 aprile, era stato processato senza che fosse in aula.

La Cassazione si è agganciata a una pronuncia della Corte europea dei diritti dell'Uomo, secondo cui "la presenza dell'imputato riveste importanza capitale ai fini di un processo equo e giusto", ma anche alla giurisprudenza italiana. E non importa che per qualche motivo l'istanza del congolese fosse stata presa in carico dall'ufficio sbagliato della Corte d'appello di Torino (l'ufficio contabilità) e che solo alle 13:10 del 10 aprile, il giorno del processo, fosse stata trasmessa in cancelleria. "Non può farsi carico all'imputato né di tale disguido né dell'altro", scrivono gli Ermellini. (

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