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28 Dicembre 2015 - 10:10
Dal carcere dove era rinchiuso aveva chiesto di seguire l'udienza del processo in cui era imputato di spaccio ma, per un paio di disguidi, non era stato accontentato: la Cassazione, adesso, ha annullato la sua condanna e ha ordinato un nuovo passaggio davanti alla Corte d'appello di Torino. Il protagonista di questo caso giudiziario è un congolese di 40 anni arrestato nell'ottobre del 2014 perché in un trolley da viaggio aveva nascosto dell'eroina. Lo scorso 10 aprile i giudici di secondo grado, a Torino, avevano confermato la sua condanna a tre anni, sei mesi e venti giorni di reclusione con rito abbreviato. Il problema nasce dal fatto che il congolese, nonostante la sua richiesta, redatta correttamente e inoltrata il 9 aprile, era stato processato senza che fosse in aula.
La Cassazione si è agganciata a una pronuncia della Corte europea dei diritti dell'Uomo, secondo cui "la presenza dell'imputato riveste importanza capitale ai fini di un processo equo e giusto", ma anche alla giurisprudenza italiana. E non importa che per qualche motivo l'istanza del congolese fosse stata presa in carico dall'ufficio sbagliato della Corte d'appello di Torino (l'ufficio contabilità) e che solo alle 13:10 del 10 aprile, il giorno del processo, fosse stata trasmessa in cancelleria. "Non può farsi carico all'imputato né di tale disguido né dell'altro", scrivono gli Ermellini. (
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