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28 Novembre 2015 - 15:11
Giovanni Legnini
"Il fattore tempo non può essere considerato indipendente dalla qualità del lavoro dei magistrati. E' un criterio a volte decisivo. La lentezza eccessiva produce danni al sistema della giustizia e sottrae denaro alle casse dello Stato". Lo ha affermato il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, nell'intervento alla Conferenza nazionale dell'Avvocatura, che si chiude oggi al Lingotto di Torino.
Legnini ha annunciato la realizzazione imminente di "un manuale di buone pratiche", perché "non si può lasciare questo aspetto solo allo spontaneismo". Già la prossima settimana, ha detto, ci sarà una riunione sui temi dell'organizzazione.
Legnini ha citato un caso che si è trovato a dover recentemente giudicare di un ritardo di sette anni nel deposito di una sentenza. "E' un caso limite - ha sottolineato - ma anche un ritardo di due-tre anni è inaccettabile. Se c'è un problema di eccessivo carico di lavoro il singolo giudice lo deve segnalare al suo capo e lui a noi".
"Il governo autonomo della magistratura ha il dovere di seguire criteri chiari e fare in modo che il peso delle correnti nella scelta dei capi degli uffici non sia uno di questi". Lo ha detto il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, alla Conferenza nazionale dell'Avvocatura a Torino, che ha aggiunto: "Il criterio prevalente non sia quindi il peso delle correnti ma il merito e il curriculum dei magistrati".
"Quest'anno abbiamo fatto 23.000 delibere, c'è sul Csm un peso burocratico che va drasticamente ridotto": lo ha affermato il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, alla Conferenza nazionale dell'Avvocatura a Torino.
"Questo può essere fatto magari - ha ipotizzato - rafforzando il ruolo dell'Avvocatura. Sarebbe giusto che l'Avvocatura potesse vedere un rafforzamento all'interno dei consigli giudiziari".
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