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04 Giugno 2015 - 13:15
eternit
Il processo Eternit bis si deve fermare immediatamente perchè "siamo in presenza di una violazione del principio del ne bis in idem". Così gli avvocati Guido Carlo Alleva e Astolfo Di Amato alla ripresa dell'udienza preliminare in cui l'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny risponde a titolo di dolo di omicidio in relazione alla morte di 258 persone provocata - secondo l'accusa - dall'amianto lavorato negli stabilimento italiani della multinazionale. Il principio a cui fanno riferimento è quello in base al quale non si può essere processati due volte per lo stesso fatto.
"I fatti - spiega Di Amato - sono identici a quelli che erano stati contestati nel procedimento precedente, quello dichiarato prescritto dalla Cassazione. Nel capo d'imputazione compaiono alcuni casi di morte nuovi, ma non fa differenza: il concetto è che la condotta che avrebbe provocato i decessi era già stata contestata. Ed era una condotta, come ha sancito la Cassazione, terminata nel 1986".
"L'essenza del processo penale - ha aggiunto - è rimproverare una condotta. Ma qui si reitera il rimprovero e non è consentito".
"Sulla questione amianto la Repubblica Italiana è stata morosa: ha applicato con enorme ritardo le direttive comunitarie del 1983 in materia di contrasto alla diffusione delle fibre. La legge, infatti, è dei primi anni Novanta. Come può, ora, costituirsi parte civile?".
E' il commento di Astolfo Di Amato, uno dei difensori al processo Eternit bis ripreso oggi a Torino. A costituirsi è stata la Presidenza del Consiglio dei ministri.
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