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TORINO. Elena Ceste: Riesame esclude premeditazione per Buoninconti

TORINO. Elena Ceste: Riesame esclude premeditazione per Buoninconti

Elena Ceste

 Michele Buoninconti resta accusato dell'omicidio della moglie, Elena Ceste, ma nei suoi confronti viene esclusa l'aggravante della premeditazione. Lo si ricava dall'ordinanza del Tribunale del Riesame di Torino. Quella di Buoninconti - si legge nelle motivazioni - è stata "un'azione impulsivamente rivolta verso la persona offesa, una reazione improvvisa e violenta piuttosto che un'ideazione criminosa rimasta ferma e irrevocabile da una sua pretesa pregressa insorgenza, di cui non v'è traccia". Secondo i giudici, il gesto di Buoninconti è dovuto a "una reazione improvvisa, immediata, la cui riuscita è dipesa solamente dalla disparità di forze tra la vittima e il suo aggressore e non dal ricorso a strumenti utili a garantire un evento letale previamente programmato". Il fatto di non avere usato veleno o armi, è indicativo della mancata premeditazione. Inoltre, "le (sue, ndr) contraddizioni nelle varie versioni non sono certamente una circostanza sintomatica di un piano criminoso programmato nel tempo". Altri elementi che escludono la premeditazione sono secondo i giudici il fatto che "la coppia non appariva in conflitto". "Buoninconti - scrivono nelle motivazioni - ha trascurato di assumere un comportamento fin dall'inizio coerente rispetto al cellulare della vittima, per poi cercare di spiegare tale anomalia con l'asserzione, falsa, di essere stato in possesso del presente apparecchio. Così come non ha predisposto nessun espediente per nascondere i vestiti della persona offesa, tolti alla Ceste non tanto per accreditare una versione, inverosimile, che la stessa si fosse allontanata nuda in preda a un delirio, quanto per favorire la decomposizione del cadavere". Michele Buoninconti, il marito di Elena Ceste, deve restare in carcere perché secondo i giudici del Riesame potrebbe uccidere ancora. "Sussiste un concreto ed elevato pericolo - scrivono nelle motivazioni - che l'indagato, qualora in libertà, possa commettere ulteriori reati della stessa specie".  L'uomo sarebbe pericoloso perché "a prescindere dall'individuazione puntuale di quello che può essere stato l'incipit che ha scatenato" l'omicidio, vi è stata "una aggressione di violenza inaudita, contro una donna indifesa, da parte di chi, più di ogni altro avrebbe dovuto offrirle garanzie di cura e protezione". Secondo i giudici del Riesame, "ciò che imprime decisiva gravità al fatto è l'avere ucciso la propria moglie, madre dei propri figli, deprivati con tale condotta della loro primaria figura genitoriale".
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