Politici che accettano denaro, giornalisti che chiedono favori, star del cinema come Giancarlo Giannini che per una comparsata pretendono compensi sottobanco. Questa l'altra faccia del Grinzane Cavour, il premio letterario che Giuliano Soria prese dalle colline delle Langhe e innalzò ad evento di fama mondiale prima di essere travolto dagli scandali sessuali e finanziari: "Con i fondi dell'associazione - ha raccontato - foraggiavo assessori e parlamentari. E prima di andare a Stresa per il Festival del Cinema Grinzane, che organizzavamo noi, prendevo centomila euro per pagare in nero gli attori: questo è il costume nel mondo dello spettacolo. Tutti sapevano come andavano le cose. Non ha senso ritenere che io fossi l'unico responsabile di una macchina di tale portata". Soria parla in Corte d'Appello, a Torino, davanti ai giudici che lo processano per una miriade di capi d'accusa di peculato e malversazione di contributi pubblici (e i pesanti maltrattamenti a un giovane domestico). Quattordici anni e sei mesi la condanna in primo grado. Il pg Vittorio Corsi ha chiesto una riduzione (undici anni, nove mesi e 15 giorni) ma solo perché alcuni episodi sono prescritti. Al suo apice il Grinzane aveva radici in 22 Paesi e prendeva montagne di sovvenzioni pubbliche grazie alle quali luccicava di eventi, convegni, serate di gala, premi Nobel, ambasciatori, camerieri in livrea nelle capitali del mondo, da Parigi a San Pietroburgo. "I politici ci sfruttavano per avere prestigio ma noi per le sovvenzioni dipendevamo da loro e in particolare dalla presidente Mercedes Bresso". Tutti erano amici di Soria e tutti reclamavano un'ospitata o una trasferta a cinque stelle. L'ex patron, che si definisce un uomo "malato e avvilito", non risparmia i nomi: ci sono i pezzi grossi del Ministero della cultura ("uno scandalo") e giornalisti come Alain Elkann ("pretese un viaggio a New York che ci costò 13 mila euro"). Soria riferisce di denari ai politici, anche se non fornisce documenti o testimonianze che puntellino i suoi racconti. Ci sono i soldi "in nero" bipartisan agli assessori regionali alla cultura Gianni Oliva (centrosinistra) e Giampiero Leo (centrodestra). "Ho dato un sostegno all'allora sindaco Sergio Chiamparino in due occasioni", dice. Chiama in causa il parlamentare Gianni Vernetti e un "vorace" Fiorenzo Alfieri, assessore comunale. Quindi stende il tappeto rosso degli attori: "Giannini, che volle essere pagato prima ancora di entrare, Michele Placido, Eleonora Giorgi, Charlotte Rampling, Franco Nero, Isabella Ferrari, la Sandrelli". Compensi in nero ("sfiorava l'indecenza") anche al giornalista e scrittore Corrado Augias. Fioccano le smentite e le minacce di querele. "Parole ridicole e pazzesche", afferma Bresso. "Mai avuto rapporti finanziari con Soria" dice Chiamparino, sottolineando che da sindaco ridusse i contributi al Grinzane: "E' comprensibile - aggiunge - che oggi getti fango nel ventilatore per difendersi". Soria, intanto, chiede scusa. Non a chi ha tirato in ballo oggi, ma al giovane domestico che lo denunciò per vessazioni: "Non mi ero reso conto di avergli creato tanto disagio. Ho sbagliato. Il mio ero uno stile di vita diabolico. Dovevo stare con i collaboratori che mi avevano aiutato a costruire una cosa unica. Dovevo stare con i deboli, non con i forti".
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