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TORINO. Musy: difesa Furchì, "non è stato neppure un agguato"

TORINO. Musy: difesa Furchì, "non è stato neppure un agguato"

Furchì

 "La morte di Alberto Musy non è stata provocata da un agguato e a dirlo è stata la stessa vittima prima di perdere i sensi". Lo ha sostenuto in aula Gaetano Pecorella, uno dei legali di Francesco Furchì, accusato dell'omicidio del consigliere comunale torinese.
Secondo Pecorella, "Musy è il più importante testimone di questo delitto, perché quando è stato soccorso ha ricostruito come sono andati i fatti. E ha detto di avere visto l'uomo col casco che armeggiava davanti alla porta della cantina e che questo ha iniziato a sparare soltanto dopo che era stato sorpreso a farlo". Inoltre, secondo il legale, "i colpi di pistola non sono stati sparati in modo da provocare la morte del consigliere, lo dimostrano le traiettorie dei proiettili". Poi "è stata la stessa moglie della vittima a dire che Musy non aveva alcuna abitudine precisa e quindi l'unica possibilità che si sia trattato di un delitto premeditato è che ci fosse un complice che lo aveva seguito. L'uomo col casco, chiunque fosse, non era lì per uccidere Musy e non era                 qualcuno che aveva programmato un agguato". Al termine dell'arringa, come annunciato dal collega Giancarlo Pittelli, Pecorella ha chiesto l'assoluzione di Furchì "per non avere commesso il fatto".
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