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TORINO. "Mettiamoci le tette". Contro la chiusura del valdese

TORINO. "Mettiamoci le tette". Contro la chiusura del valdese

ospedale valdese

Torna a farsi sentire il movimento 'Mettiamoci le tette' nato per protesta contro la chiusura dell'ospedale Valdese di Torino, in particolar modo il reparto di Senologia. Oggi, nel giorno di Santa Lucia, e in attesa della sentenza del Tar, prevista il 17 dicembre, sul ricorso contro la chiusura del reparto, il movimento ha organizzato una catena umana luminosa intorno all'ospedale, nel centro di Torino: decine di donne, ognuna con una torcia sulla fronte, dandosi la mano, hanno 'abbracciato' il loro ospedale. L'ospedale è chiuso dal 2013, ma attualmente sono in corso lavori di ristrutturazione di alcune parti interne, comprese sale operatorie. "Continua ad esserci spreco di denaro pubblico - dice Carla Diamanti, ex paziente e capofila dei ricorrenti al Tar - uno scandalo che si somma ai danni legati allo smantellamento di un servizio di Senologia tra i migliori in Italia, che si prendeva cura di 600 donne l'anno, con una professionalità e delicatezza inusuali". Rincara la dose Silvia Cosentino, legale del movimento 'Mettiamoci le tette': "Qui i medici si prendevano cura della donna dal primo momento della diagnosi al follow up finale. Ora, dato che il tumore al seno non è diminuito, va detto che le 600 pazienti annuali non sono tutte confluite sugli ospedali Martini e Molinette, come previsto, ma la maggior parte di loro è emigrata in Liguria, Lombardia o nel privato". "Si sta smantellando un patrimonio sanitario storico di questa città - dice ancora il pastore valdese di Torino, Paolo Ribet - e senza un vero risparmio. In 200 anni questo ospedale ha dispensato professionalità e amore per i pazienti. Noi chiediamo venga rispettato l'accordo preso con la Regione nel 2003 quando il Valdese entrò a far parte del Sistema sanitario regionale, accordo che prevedeva che eventuali riforme o cambiamenti dovevano venir presi in sinergia tra Regione, Comune, Tavola Valdese e Circoscrizione, invece hanno fatto tutti da soli". Il Movimento sta anche valutando l'ipotesi di un azionariato pubblico per 'comprare' almeno una parte dell'ospedale.
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