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Per chi suona la campana
04 Giugno 2023 - 01:34
Uno degli indicatori più sicuri per stabilire se una Diocesi si inserisce nel nuovo corso di Papa Francesco e ne adotta i criteri è il numero dei seminaristi. Il comune fedele penserà che il Santo Padre gioisca quando vede i seminari affollati di giovani aspiranti preti e che rappresentano il futuro della Chiesa. E invece no.
Ormai è risaputo che quando il Papa riceve le comunità dei seminari se nota che siano numerose si insospettisce, tralascia il discorso preparato, dove magari illustrava la bellezza del sacerdozio, per rivolgere una intemerata e porre ai giovani tutta una serie di inquietanti domande: «Siete sicuri della vostra scelta ?», «Perché siete entrati in seminario? Non potete andare a trovarvi una ragazza ?». Il timore è che arrivino i «rigidi», quelli che magari pregano il rosario e fanno l’Adorazione e che vogliono formarsi secondo i canoni dell’ortodossia cattolica.
Solitamente vengono messi nelle mani della psicologa che ormai ha un ruolo preponderante nei seminari e che propone loro di lasciar perdere. Famosa è la verosimile storiella dove si presentano ad essa tre giovani per l’ingresso in seminario ai quali rivolge ad ognuno, separatamente, l’unica stessa domanda: «Coma va con il sesso?».
I primi due rispondono che hanno i turbamenti della loro giovane età e che cercano con la preghiera di non farsene dominare. Il terzo invece afferma di essere ossessionato dal sesso, di pensarci continuamente e di riuscire con estrema fatica a tenere a bada le sue pulsioni. L’indomani la psicologa si presenta al Vescovo con il suo verdetto: «Il solo idoneo per diventare prete è l’ultimo, i primi due sono troppo normali». In sostanza, il seminario non è più un luogo che accoglie e in cui si verifica nel tempo e negli studi la vocazione sotto il profilo umano e spirituale, ma una sorta di comunità dei perfetti da plasmare con le scienze umane e senza minimamente tenere conto di realtà soprannaturali come per esempio la Grazia.
Spesso, il giovane che arriva in seminario, invece di una realtà strutturata trova gente che canta, che balla, esce a bere lo spritz e gli unici momenti comunitari non sono la Messa quotidiana e la preghiera ma il pranzo e la cena. Una sorta di casa di riposo.
Sotto il profilo dei numeri, la Diocesi di Ivrea può comunque stare tranquilla - come peraltro altre diocesi piemontesi - e riceverebbe i complimenti del Santo Padre. Sembra che oggi i seminaristi siano in tutto due, un numero infimo mai raggiunto e che getta prospettive inquietanti sul futuro della diocesi. La colpa, si dice, è della secolarizzazione, oppure del fatto che – incredibile ! – il concilio non sia stato ancora applicato.
Ma ne siamo proprio sicuri? Certo non ritorneranno più i numeri del passato ma è certo che oggi chi bussa alle porte della Chiesa per percorrere la strada verso il sacerdozio di Cristo non trova nessuna buona accoglienza ma diffidenza e sospetto: «Perché viene in seminario? Perché non va altrove ? Cosa cerca qui ?».
Un illustre anziano esponente del clero eporediese che si da arie da intellettuale, noto per aver desertificato le parrocchie che ha retto e per i suoi lunghi periodi di vacanza, sostiene che è ora di farla finita con i preti e di dare tutto ai laici in vista di una specie di pastorato universale di stampo protestante.
Così lui e altri non avranno più l’inciampo delle anime – se mai ancora ci credono- e potranno dedicarsi chi agli studi, chi a scrivere libri, chi alla gastronomia, chi alle scalate, chi al nuoto, chi alle conferenze, chi alla panificazione, chi alla gestione dei beni oppure – come diceva l’indimenticabile cardinale Biffi – andare all’osteria a parlare di teologia e dell’assoluta necessità di riforme nella Chiesa.
* Frà Martino
Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconterà di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E sarà una messa non certo una santa messa, Amen
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