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Per chi suona la campana?

Monsignor Lucchini: l’occhio discreto della Santa Sede

Dovrebbe  già essere elevato da un pezzo all’episcopato

Monsignor Lucchini: l’occhio discreto della Santa Sede

Una recente foto di Monsignor Lucchini con l'ambasciatore messicano

La diocesi di Ivrea vanta il non modesto primato di aver dato alla Chiesa nell’arco di un secolo un numero di diplomatici di rango   che la rende, sotto questo profilo, quasi un unicum. I Rappresentanti Pontifici  eporediesi hanno infatti tutti ricoperto incarichi di prestigio e si sono distinti nelle missioni più delicate,  meritando alcuni di essere creati cardinali e  questa  tradizione diplomatica ancora continua. Possiamo partire dal cardinale Giuseppe Fietta di Ivrea (1883-1960),  nunzio in Argentina e in Italia, il cardinale Carlo Furno di Agliè (1921-1915), nunzio in Libano, Brasile, Italia, il cardinale Giuseppe Bertello di Foglizzo (1942) nunzio in Benin, Ruanda, Guatemala, Messico, Italia e senza dimenticare i fratelli rivarolesi Giovanni (1928-2012) e Giuseppe De Andrea (1930-2016), il primo nunzio in Iran, Algeria e Tunisia e Libia, il secondo nunzio negli Emirati Arabi. 

 

Erede di tanto senno è oggi un prelato  sconosciuto ai più ma che non lo è invece per i non pochi addetti alle cose ecclesiastiche  che ad ogni stormir di fronda – o meglio di sottana – tendono ansiosi le orecchie per capire dove soffia il vento dello Spirito Santo.  Questi è monsignor Roberto Lucchini di Pont Canavese,   nato nel 1973, ordinato nel 1999, il cui portamento e fisique sembra lo abbiano da sempre vocato alla carriera del diplomatico. Segretario del vescovo Arrigo Miglio, pupillo del cardinale Furno,  fu  brillante allievo dell’Accademia Ecclesiastica dove si preparano i diplomatici della Santa Sede e inviato come primo suo incarico a  Bujumbura, capitale  del turbolento Burundi  dilaniato dagli scontri etnici,  dove la sede della Nunziatura fu bombardata.

Rientrato a Roma, diventò segretario personale del Segretario di stato, il canavesano cardinale Tarcisio Bertone,  diventando cappellano di Sua Santità e potendosi così insignire del titolo di monsignore. Dopo l’ascesa di Papa Francesco, il nostro continuò a prestare servizio in segreteria di stato collaborando strettamente con il segretario per i rapporti con gli Stati,  l’arcivescovo Paul Richard Gallagher e occupandosi degli affari  cinesi. Dal 2021, monsignor Lucchini è segretario di 1° classe presso l’importante  nunziatura del Messico.

Chi pensi però che il nunzio apostolico sia soltanto un frequentatore di ricevimenti o impegnato a tessere trame di pace e a portare il messaggio universale del papa romano, si sbaglia. Il suo ruolo più delicato e a volte discusso -  molto più in passato che adesso – è quello di essere  l’occhio e l’orecchio della Santa Sede sull’episcopato locale, ma soprattutto colui che invia a Roma i Promovenda e cioè le liste di quei preti ritenuti degni di diventare vescovi,  svolgendo sui candidati accurate e precise indagini.

Monsignor Lucchini ritorna ogni tanto in Diocesi dove, in qualche occasione,  celebra nelle parrocchie.  Ieri ha officiato la Messa a Castelrosso, da sempre – ben più di Chivasso – uno dei  centro nevralgici del cattolicesimo eporediese, centro di ogni maneggio e dove regna  l’ «aspirante maggiore».  

In effetti, monsignor Lucchini dovrebbe  già essere elevato da un pezzo all’episcopato con il titolo che  spetta ai nunzi  - che è quello di arcivescovo -  sia per età, sia per il suo  curriculum e sia perché sono vacanti numerose rappresentanze pontificie in tutto il mondo E allora perché non arriva la sospirata nomina?

Ah - direbbe Riccardo Pazzaglia – saperlo! Pare però che qualcuno,  come sempre,  lo sappia ….

Nel pomeriggio di sabato 20 maggio si sono riuniti, presso la parrocchia di S.Bernardo d’Ivrea,  i movimenti laicali  che operano in diocesi: Azione Cattolica, Comunione e Liberazione, Rinnovamento nello Spirito, Focolarini, Neocatecumenali, Gruppi di Padre Pio etc. 

Il numero è confortante ma il quadro d’insieme – e non per colpa loro - sconfortante,  per non dire desolante. Dominano le teste bianche, arzilli vecchiette e vecchiette il cui futuro è tutto dietro le spalle. Si potrebbe ironizzare sulla «primavera del Concilio» o sui frutti della lunga stagione bettazziana,  ma sarebbe ingiusto perché  comunque è dappertutto così.   Emerge il profilo di  Chiesa che – pur con le migliori intenzioni – sta progressivamente avvizzendo.   

* Frà Martino

Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconterà di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E sarà una messa non certo una santa messa, Amen

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