La sua famiglia aveva già la 500, quella ultimo modello con i sedili in finta pelle come il divano letto di casa. Concetta era una bambina dalle trecce rosse, la sua famiglia aveva già la 500, quella ultimo modello, con i sedili in finta pelle, come il divano letto di casa. La preziosa auto restava parcheggiata nella via adiacente al balcone della cucina, da dove era più semplice sorvegliarla.
Miracolo alle Casermette
Il suo parcheggio era un vero e proprio rito per il papà: dopo aver sistemato lo specchietto retrovisore e il cuscino ricamato sul sedile posteriore, uno sguardo alla calamita di Sant’Antonio sul cruscotto con la scritta Proteggimi ovunque, procedeva con la posa del plaid sulla cappotta, quindi alla copertura con l’apposito telo grigio. Rimaneva così conciata per i cinque lunghi giorni lavorativi; alla sera il papà passava giusto per darle una carezza, senza spostare il telo, in attesa del sabato, giorno nel quale l’auto coperta avrebbe finalmente visto la luce. Era il loro Sabato del Villaggio, antingresso del giorno di Festa. La domenica tutto era pronto per il pic-nic nelle Valli di Lanzo. Non vi era posto nella 500 per quei deliziosi tavolini richiudibili con le quattro sedioline pieghevoli a strisce arcobaleno orizzontali che sfoggiavano i vicini piemontesi, ma non poteva mancare la tovaglia a quadretti rossi con il pane, la soppressata, la sardella (1)e i cipollotti da usare come grissini. E poi il vino rosso nel pintone (2) verde da due litri da tenere sulle gambe durante il viaggio. La meta era sempre quella: un prato nelle Valli di Lanzo, nei pressi dell’Amiantifera di Balangero (3). Che spettacolo, che eleganza e che aria. La mamma stendeva a terra la sua tovaglia e l’allegra famiglia godeva del panorama delle Valli e del cibo consumato all’aperto. Il papà era solito raccomandare di respirare a pieni polmoni, le montagne erano a due passi e lo imponevano dall’alto delle loro cime, per la salute. Memorabile quel lunedì del settembre 1973. Concetta portava a scuola un tesoro: polvere di amianto, souvenir della gita, da far osservare ai compagni. La maestra procedeva con un suo personale plauso all’idea e con gesti pacati offriva alla vista e all’olfatto dei suoi alunni il reperto prezioso. Concetta conserverà quella polvere magica per anni, insieme al ricordo di quel personale successo scolastico; se ne disferà solo decenni dopo. Il suo libro preferito è ora sul suo comodino, un po’ monito, un po’ cornice sbiadita del passato: Il sistema periodico di Primo Levi (4), le ronza nella testa quotidianamente sussurrandole… C’era amianto dappertutto, come neve cenerina…1. Prodotto tipico calabrese dell’alto Ionio cosentino, a base di salsa di bianchetti di piccolissima taglia e di peperoncino rosso macinato.2. Bottiglione da due litri, accrescitivo di pinta, utilizzato per il vino. Dal piemontese ‟pintun”.3. Cava di amianto attiva dal secondo decennio del XX secolo fino al 1990: 300 ettari tra Balangero e Corio in provincia di Torino.4. Primo Levi, Il Sistema Periodico, Nichel, Edizioni Einaudi, p. 63.
di Assunta Madera
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