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08 Aprile 2016 - 11:28
trivelle
Manca poco e ancora in troppi non sanno che il 17 aprile 2016 il popolo italiano sarà chiamato per la prima volta nell’intera storia repubblicana a votare per un referendum promosso dalle Regioni. Si tratta di un referendum contro le trivellazioni in mare, il quesito chiede di scegliere se abrogare la norma, introdotta con l'ultima Legge di Stabilità, che consente “sine die” (senza limiti di tempo) alle compagnie petrolifere di estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalla costa. Se vince il Sì viene cancellato questo privilegio e le compagnie potranno continuare a estrarre gas o petrolio fino al termine di tempo previsto dalla loro concessione. Se vincono i No o se il quorum non viene raggiunto le compagnie potranno ottenere di prorogare l’estrazione del giacimento oltre il limite di tempo previsto dalla loro concessione e fino al suo esaurimento.
Ricapitolando, il quesito chiede: “Vuoi che, quando scadranno le concessioni vengano fermate le estrazioni nei giacimenti attivi nelle acque territoriali italiane, anche se questi non sono esauriti e presentano ancora riserve di gas o petrolio?”
Da Legambiente nazionale giunge chiara e autorevole la voce della presidente Rossella Muroni che descrive l’importanza di recarsi alle urne e spiega le ragioni del sì: “Io voterò sì il 17 aprile e lo farò per diversi motivi: innanzitutto la tutela del nostro prezioso ecosistema marino e costiero sui cui le attività di ricerca, di estrazione e di trasporto hanno un impatto rilevante. Proprio su questo ecosistema esiste già un sistema economico consolidato e fiorente fatto di turismo, pesca, beni ambientali e culturali. Voterò sì contro trivellazioni perché ritengo insensato puntare sull’estrazione di gas e petrolio per garantire la nostra indipendenza energetica. Un affare conveniente solo per le compagnie petrolifere che pagano al nostro paese royalties irrisorie. Infine il mio sarà un voto a favore delle energie rinnovabili e soprattutto di un sistema energetico che punti finalmente sul risparmio, sull’efficienza, sull’autoproduzione distribuita. Un sistema fatto oggi di 850mila impianti da fonti rinnovabili presenti nei comuni italiani, che da lavoro a 60mila persone con una ricaduta economica pari a 6 miliardi di euro”.
Il punto di vista di coloro che andranno alle urne domenica 17 aprile è molto interessante perché non si limita soltanto al referendum. Infatti la vittoria del sì pone le basi per le scelte energetiche strategiche nel nostro Paese, un appuntamento importante per determinare in modo chiaro e inequivocabile che l’Italia è pronta per uscire dall'era del fossile. Oggi più del 40% della produzione energetica nazionale proviene da fonti rinnovabili, con 60.000 mila lavoratori e una ricaduta economica di 6 miliardi di euro: una vera e propria rivoluzione silenziosa.
Il referendum è dunque l’occasione per ricordare quali sono le priorità che abbiamo nell’immediato futuro: investire su un modello energetico pulito, rinnovabile, distribuito e democratico, sostenere le migliaia di imprese che stanno investendo in sostenibilità, e rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dalla COP21 nel vertice di Parigi per combattere i cambiamenti climatici, in cui si è sancito di limitare l’aumento del riscaldamento globale a 1,5°C.
Queste priorità sono ormai consolidate nelle nostre comunità ed è importante ricordare l’impegno e le parole di papa Francesco contenute nell’enciclica Laudato Sì: “Molti di coloro che detengono più risorse e potere economico o politico sembrano concentrarsi soprattutto nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi, cercando solo di ridurre alcuni impatti negativi di cambiamenti climatici. Ma molti sintomi indicano che questi effetti potranno essere sempre peggiori se continuiamo con gli attuali modelli di produzione e di consumo. Perciò è diventato urgente e impellente lo sviluppo di politiche affinché nei prossimi anni l’emissione di anidride carbonica e di altri gas altamente inquinanti si riduca drasticamente, ad esempio, sostituendo i combustibili fossili e sviluppando fonti di energia rinnovabile. Nel mondo c’è un livello esiguo di accesso alle energie pulite e rinnovabili.”
di Massimiliano Tantillo
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