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24 Novembre 2017 - 08:37
Ancora una volta Ivrea è teatro di incursioni di organizzazioni di ispirazione neofascista che sfruttano i diversi malcontenti indirizzando generiche accuse verso precisi obiettivi tipici bersagli di queste formazioni (immigrati, antifascisti, sindacati, istituzioni democratiche).
Dopo il triste episodio delle “ronde” di Casa Pound alla Fiorana, sono stati presi di mira il Movicentro, con “un’ispezione” della stessa organizzazione e la sede di Comdata Ivrea a Palazzo Uffici, con l’esposizione di uno striscione firmato Rebel Firm, gruppo neofascista eporediese già noto in Città nelle recenti cronache estive e al centro di una vivace polemica per un incontro pubblico con una esponente istituzionale eporediese a settembre che ha dato loro una visibilità altrimenti insperata.
E’ questo ultimo episodio e la rivendicazione conseguente che tradisce ed evidenzia la profonda e radicata natura fascista di queste iniziative, infatti nel testo vengono additati come “principali responsabili” della situazione di Comdata, le “istituzioni locali e i sindacati rossi”(!). Ora, non siamo certo qui per difendere chicchessia, ma riteniamo che le principali responsabilità siano da ricercare in primis nella gestione aziendale e ancor più di un sistema di sfruttamento diffuso in tutto quel settore, praticato utilizzando leggi e normative che sono state prodotte e applicate negli ultimi vent’anni. Non a caso, tutti elementi passati molto in sordina nell’“azione di denuncia” degli attivisti di Rebel Firm, ricordando così chi che nel buio ventennio di regime fascista, veniva pagato dai “padroni” per intervenire coi manganelli contro i lavoratori che osavano organizzarsi e scioperare.
Riteniamo inoltre penoso e di nessuna utilità per le lavoratrici e i lavoratori, speculare politicamente su queste situazioni, vissute ogni giorno sulla pelle di uomini e donne che lavorano in quelle condizioni.
Invitiamo le lavoratrici e i lavoratori, precari e non, a non farsi mai strumentalizzare da chi cavalca un malessere senza proporre nulla. Sarebbe come subire doppiamente dell’ingiustizia di un lavoro non degno. I lavoratori devono essere i primi artefici del loro riscatto, organizzandosi e pretendendo dalle organizzazioni sindacali una difesa senza compromessi, dei diritti del lavoro anche quelli ormai cancellati da sciagurate leggi (come Jobs Act) che hanno istituzionalizzato il precariato.
E ben vengano le denunce mediatiche di Report, se possono essere di supporto alle Parti Sociali (di qualsiasi colore), soggetti titolati per “Rappresentanza Costituzionale” che hanno il compito (e il dovere!) di affrontare questi temi e che per questo vanno stimolati e supportati, non vilipesi per “odio politico”.
Chiediamo infine alle forze di vigilanza preposte un maggiore controllo democratico del territorio. Vigilanza aziendale sempre tempestiva a chiedere alle forze sindacali di togliere le bandiere, ma che ha lasciato tranquillamente installare uno striscione sulla facciata di Palazzo Uffici a coprire la scritta “Olivetti”.
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