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28 Settembre 2017 - 10:27
Ivrea è una città antifascista e sempre lo sarà. Ha avuto i suoi partigiani morti per la libertà e li onora. Ivrea non cancella la memoria, anzi la rinnova, in particolar modo per i giovani, nelle scuole, grazie all’opera instancabile dell’Anpi con le partigiane e partigiani, ormai purtroppo pochi, ma anche dei loro figli e nipoti, e delle cittadine e cittadini democratici e antifascisti che raccontano alle nuove generazioni cosa è stata la dittatura fascista e cosa volesse dire aderire alla Resistenza, rischiando la vita per la libertà del paese. Ma non vi è conquista di libertà che non vada salvaguardata che non richieda costante vigilanza sociale e politica.
Per questo è ancor più odioso e deprecabile il comportamento della presidente del Consiglio comunale di Ivrea che prima denuncia, insieme all’ANPI, per apologia di fascismo un gruppo che a questo inneggia e subito dopo tende la mano ai suoi aderenti invitandoli ad un incontro pubblico.
Totalmente ignorate dalla presidente del Consiglio comunale le voci delle forze democratiche della città, non solo della “sinistra estrema” come ella dichiara, che le chiedevano di desistere, di non dare legittimità a chi fomenta l’odio contro lo straniero ed esalta luoghi, personaggi e l’ideale fascista, a chi celebra la decima mas che in Città si macchiò di efferate uccisioni di partigiani, fra le quali quella di Ferruccio Nazionale, al quale è intitolata la piazza del Municipio dove venne trucidato.
E’ molto preoccupante che in questa vicenda prevalga invece il procedere individuale e personale di una rappresentante delle istituzioni. Ugualmente inaccettabile la concessione di un locale del Comune, la sala Santa Marta, per questo incontro. Poco importa che la presidente del Consiglio comunale pare abbia dichiarato di aver affittato la sala a titolo personale, perché per poter agire da privata cittadina la rappresentante massima del Consiglio comunale, organo espressione di tutte le cittadine e tutti i cittadini di Ivrea, avrebbe difatti dovuto dimettersi da detta carica. Ma vi è un tratto di ambiguità nel ruolo, perché in diverse sue dichiarazioni la presidente non parla di incontro privato, ma di dovere dell’amministrazione al dialogo. E’ dunque un fatto privato o ella agisce in nome e per conto dell’istituzione che rappresenta? Sarebbe stato importante un chiarimento da parte dell’amministrazione eporediese, un’adesione o una presa di distanza, per trasparenza verso i cittadini.
Quando la ricerca del protagonismo offusca la ragione collettiva e offende la sensibilità di tante e tanti cittadini antifascisti, democratici, rimasti, questi sì, inascoltati, con buona pace del confronto democratico, chi ci rimette infatti è la Città tutta.
Il dialogo è qualcosa che si guadagna: non si può chiedere dialogo se lo si nega ad altri, se si semina odio e violenza, se si inneggia a chi tolse non solo la parola, ma anche la vita a chi si opponeva al regime fascista, se si evocano muri e barriere verso quella parte di umanità che ha la sola “colpa” di non avere la pelle del colore giusto, con queste condizioni non può esserci dialogo.
Ma anche il Consiglio Comunale – nel suo insieme - avrebbe dovuto pronunciarsi visto che nella seduta del 24 luglio scorso ha approvato all’unanimità una mozione in cui si ricorda che “durante la Resistenza si era resa [la decima mas] protagonista ad Ivrea ed in Canavese di numerosi e riprovevoli atti di ingiustificata violenza non solo nei confronti delle milizie partigiane ma anche nei confronti della popolazione civile; (…) che negli anni Ivrea si è sempre contraddistinta per la ferma condanna di ogni possibile rigurgito di ideologie fasciste …”
Declassare questi movimenti neofascisti a “ragazzate”, sottovalutarne la portata, come sta accadendo anche nella nostra Città, è un fatto molto grave e preoccupante e ancor di più lo è quando a farlo sono rappresentanti delle istituzioni.
Cadigia Perini
segretaria Circolo di Ivrea del Partito della Rifondazione Comunista, componente del Comitato Politico Nazionale PRC-SE
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