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Vercelli in balìa di vandali e inetti
15 Agosto 2024 - 08:27
Lastre sconnesse e prato "pelato" in piazza Antico Ospedale
VERCELLI. Lo era già prima delle elezioni amministrative e continua ad esserlo: Vercelli è una città in preda al degrado, alla sporcizia, alla maleducazione. Ma è anche una città vittima di progetti – alcuni costosissimi – non adeguatamente valutati da amministratori e tecnici, e soprattutto vittima della mancanza di un aspetto fondamentale della vita civica: la programmazione della manutenzione. Lo segnalano i vercellesi (che però alle elezioni comunali continuano a votare sempre gli stessi: e allora perdono il diritto di lamentarsi), lo notano i turisti attirati – anche in questo torrido agosto – da una città ricca d'arte e di storia.
La piazza dello spaccio. Per chi arriva dalla stazione, o per gli studenti che frequentano il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università del Piemonte Orientale, lo spettacolo offerto da piazza Antico Ospedale (l'ex “parcheggione”) è desolante: molte delle lastre di pietra della pavimentazione sono rovinate, sconnesse o in bilico sui quadrati di prato, l'erba in molti punti è ingiallita (nonostante una primavera-estate piovosa come non mai) o inesistente, lastricato e muri sono imbrattati da scritte di writers, così come il portico di ingresso al Salone Dugentesco. Nella parte di piazza verso l'ex ospedaletto stazionano costantemente gruppi di giovani che usano come latrina il passaggio tra la piazza e il sagrato della basilica di Sant'Andrea (osservati dai busti di vercellesi benemeriti che hanno dato lustro alla patria) e che, indisturbati, schiamazzano e offrono “erba” (e altro, volendo) a tutte le ore del giorno e della notte: tutto ciò a pochi metri dalle aule universitarie e dagli studi dei docenti del Dipartimento a Palazzo Tartara, e proprio sotto la Galleria dei benefattori dell'Ospedale. L'altro lato della piazza, quello tra la Manica delle donne e la chiesa di San Pietro Martire, è occupato da un cantiere infinito (quello della “torre libraria” della Biblioteca, sempre annunciata ma in ritardo di anni, e non solo per il ritrovamento di resti archeologici). Sul lato verso viale Garibaldi, poi, l'edificio del'ex 18 conferma purtroppo la sua originaria vocazione di obitorio: chiuse da un paio d'anni la caffetteria e il ristorante, mai decisa una destinazione per gli altri locali, lì dentro è la morte civile; c'è solo un ufficio turistico che mostra le potenzialità che Vercelli avrebbe e che non sa sfruttare.
Transenne in piazza Antico Ospedale
Il “garden boulevard”. Uscendo dalla piazza sul viale Garibaldi, altro cantiere lento e interminabile (in dieci mesi, dopo la sceneggiata ad uso dei fotografi di Corsaro e Kipar con martello pneumatico, è stata completata solo la prima parte, due giorni prima delle elezioni, per consentire al sindaco uscente di farsi immortalare), ci si trova nel bel mezzo di un orto botanico: il progetto green dello studio Kipar ha previsto la piantumazione di migliaia di arbusti (il cui costo di manutenzione non è mai stato reso noto), i frammenti di corteccia usati per la pacciamatura sono già in gran parte sparsi tra il passaggio pedonale centrale e le corsie viabili laterali, mentre molti gestori dei bar con dehors si lamentano perché – non essendo stati previsti sufficienti varchi di passaggio – per servire un caffè o una bibita devono percorrere cento metri (oppure passare in mezzo alle aiuole). Inoltre nel tratto già ultimato mancano le panchine: un mese fa l'assessore Simion dichiarava che «si attende l'ok della Soprintendenza», ma senza precisare quando il progetto – le cui tavole circolano da almeno un anno, comprensive di rendering delle panchine – sia stato inviato dagli uffici del Comune alla Soprintendenza per l'approvazione.
L'asfaltatura del tratto centrale di viale Garibaldi
Piazza Cavour. Le condizioni del “salotto” della città sono evidenti, c'è poco da dire: le “plance” fatte installare dall'Amministrazione Bagnasco più di vent'anni fa possono piacere o meno, ma è innegabile che necessitino – non da ieri – di manutenzione. Alcune vanno ricollocate, altre sostituite, mentre le parti in metallo che le circondano sono ormai arrugginite. Ogni tanto qualche anziano inciampa e cade, e si chiama l'ambulanza per portarlo via. Intanto i topi che albergano sotto queste strutture nottetempo escono, fanno un giretto fin sotto la statua del Conte e poi tornano a rifugiarsi sotto le assi.
Plance sconnesse e schiodate in piazza Cavour
Piazza Risorgimento. Un'altra delle piazze del centro, quella su cui affaccia la Camera di Commercio ed è circondata da bar e negozi, è da mesi in condizioni pietose: sampietrini divelti illo tempore per lavori ai sottoservizi e mai ripristinati, aiuole trascurate, alberi non potati, cassonetti sovente strabordanti di rifiuti.
Un'aiuola di piazza Risorgimento
Il cimitero di Billiemme. Anche il camposanto in questi mesi estivi è trascurato da chi dovrebbe occuparsi della manutenzione: i parenti dei defunti segnalano erba alta tra le tombe. Ma perché devono essere i cittadini a sollevare il problema? Tra coloro che stanno in municipio e che hanno il compito di tenere in ordine il patrimonio comunale nessuno va mai al cimitero?
Erba alta al cimitero
Evidentemente a Palazzo Civico c'è qualcosa che – non da ieri: da anni – strutturalmente non funziona: innanzitutto il servizio manutenzione del patrimonio comunale. La situazione è sotto gli occhi di tutti (e alcuni cittadini la segnalano anche sui social), possibile che gli unici a non rendersene conto siano coloro che dai cittadini stessi sono pagati per occuparsene?
La nuova Amministrazione comunale – impegnata più dei cittadini a comparire sui social: ora c'è anche un'assessora apposita, con il compito di magnificare l'attività della Giunta Scheda – promette interventi subito dopo l'estate. Eppure gli assessori delegati – Domenico Sabatino e Massimo Simion in primis – sono gli stessi da anni, non sono arrivati pochi mesi fa con Scheda, la loro lauta indennità di funzione l'hanno presa anche a luglio e nei mesi precedenti. E anche nell'ignavia degli amministratori, possibile che i responsabili di servizio – anch'essi pagati dai cittadini – non vengano mai richiamati alle loro responsabilità?
C'è poi la questione dei cantieri senza fine. A Vercelli negli ultimi anni non c'è un cantiere che sia stato terminato nei tempi previsti: si annuncia urbi et orbi l'avvio di lavori che poi si trascinano sine die, quando per intere settimane non si vede sul posto nemmeno un muratore o un operaio: ruspe ed escavatori abbandonati al sole, con gli umarell che guardano il nulla al di là delle transenne. Possibile che nei contratti il Comune non inserisca mai penali per le imprese appaltatrici in caso di sforamento dei tempi preventivati? Gli imprevisti possono sempre capitare, certo, ma in questa città tenere aperti i cantieri delle opere pubbliche – con disagio per i cittadini – per tempi doppi e tripli rispetto alle previsioni è ormai la prassi.
C'è però anche, di fondo, un problema di progettazione e programmazione. Quando vengono stanziate (o incassate con partecipazione a bandi) risorse per la “riqualificazione” di parti di città, com'è accaduto in anni recenti per piazza Antico Ospedale o per viale Garibaldi, nei progetti non si inserisce mai la voce “manutenzione”. Quanto costerà tenere in efficienza e in ordine la nuova piazza o il nuovo viale? Sono previste a bilancio (non solo quest'anno: per i prossimi venti, o cinquanta) le risorse per mantenerne pulizia e decoro? Il degrado dell'area dell'Antico Ospedale ne è l'esempio più clamoroso, ma il nuovo viale Garibaldi rischia di essere ancora peggio.
Infine c'è il problema della sorveglianza. A Vercelli, come ovunque, ci sono cittadini – giovani e meno giovani – maleducati, che non hanno rispetto degli spazi pubblici e spesso li utilizzano per attività, diciamo, poco lecite. In alcune aree – piazza Antico Ospedale, ma non solo – occorre una presenza costante e massiccia delle forze dell'ordine, con controlli serrati che scoraggino la permanenza di questi soggetti dediti ai loro “affari”. Sindaco, capo dei Vigili Urbani, prefetto, questore e comandante dei Carabinieri devono rendersi conto che è necessario un giro di vite: una “bonifica”, perché altrimenti questi spazi diventeranno sempre più degradati e sempre meno praticabili per la collettività.
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