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Casale Monferrato

Pestato a morte per un paio di occhali in stazione a Casale: una targa per Cristian

L'iniziativa della mamma: "Chi ha ucciso non rispetta nessuno"

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Cristian Martinelli e la targa a lui dedicata

A quasi un anno dall'omicidio di Cristian Martinelli, l'uomo morto a Casale Monferrato due giorni dopo il violento pestaggio nella stazione ferroviaria da parte di cinque giovani, oggi è stata scoperta una targa a lui dedicata.

L'iniziativa è stata presa dalla famiglia della vittima.

"Abbiamo potuto farlo solo adesso - spiega la madre, Marinella - dopo lunghi mesi di richieste, sopralluoghi, attese di nulla osta. Hanno anche voluto vederla prima per verificare non offendesse alcuno, comprese le 5 persone che mi hanno portato via in quel modo Cristian per un paio di occhiali griffati. L'hanno massacrato, distrutto, e le prime condanne sono state minori di quelle richieste dall'accusa: il più piccolo andrà in comunità; la ragazza fa selfie e video su Tik Tok con in vista il braccialetto elettronico. Intanto noi stiamo ancora aspettando il risarcimento. Sto pagando a rate i funerali di mio figlio e attendendo il via libera per la cremazione. Loro, invece, vanno in appello e non hanno rispetto per nessuno. Mi vergogno di essere italiana".

"Tutti - prosegue la donna - sapevano della situazione difficile che si viveva in stazione a Casale a causa di quel branco, ma si è aspettato il morto per mettere le telecamere e più poliziotti".

"Di fronte a tragedia come queste c'è solo il silenzio. Il perdono, invocato nella benedizione, è difficile. Speriamo la giustizia faccia il proprio corso".

Così Federico Riboldi, sindaco di Casale Monferrato dopo lo scoprimento in stazione della targa in ricordo di Cristian Martinelli. 

"Una targa che è stata ottenuta nonostante le lungaggini burocratiche e i necessari passaggi formali - prosegue il primo cittadino - e che deve essere monito perenne per il rispetto e la sacralità della vita".

Posta al binario 1, davanti alla Sala d'attesa, per Daniele Pane, sindaco di Trin, il paese dove ha vissuto Cristian prima del trasferimento con la famiglia a Morano Po, la targa è un modo per ricordare a tutti il valore della vita.

"L'iniziativa voluta da papà Angelo, mamma Marinella e la sorella Valentina - osserva - è qualcosa di propositivo, rispetto a quanto di drammatico successo a Cristian. Un buon proposito, rivolto soprattutto alle nuove generazioni, cercando di far capire loro quanto l'esistenza sia unica e importante, da non violare".

Da ragazzini Pane e Martinelli giocavano insieme, anche a calcio in oratorio.

"Eravamo sempre l'uno con l'altro. Poi abbiamo preso strade diverse. Ma quello che gli accaduto non si può e deve dimenticare. Alla famiglia va l'abbraccio di tutta la comunità di Trino, ma serve ben altro. A cominciare dalla certezza delle pene, che devono essere anche rieducative, riguardando giovani. I risarcimenti, economici e morali, non ridaranno un figlio e un fratello a chi lo ha perso per sempre, ma non possono non esserci. Targhe, incontri nelle scuole e altre lodevoli iniziative servono, ma deve esserci prima di tutto giustizia".

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