Cerca

SALUGGIA. Microport conferma, vuole 39 licenziamenti su base volontaria. I sindacati: «No, piuttosto si ricorra agli ammortizzatori sociali»

SALUGGIA. Microport conferma, vuole 39 licenziamenti su base volontaria. I sindacati: «No, piuttosto si ricorra agli ammortizzatori sociali»

Benoit Clinchamps, presidente di Microport e Claudia Pusceddu, resp. risorse umane

Microport, multinazionale cinese che opera nel settore della produzione di apparecchiature elettromedicali, elettroterapiche e radiografiche, tra il 2019 e il 2020 ha già lasciato a casa 45 addetti dello stabilimento saluggese, acquisito alcuni anni fa da Sorin. Ora, con l’inizio del nuovo anno, chiede ai sindacati di acconsentire ad altri 39 licenziamenti.

Dopo un primo incontro, due settimane fa, mercoledì 27 gennaio si è tenuta una nuova riunione tra i vertici dell’azienda e i sindacati. Microport ha annunciato che intende licenziare 25 lavoratori della catena di montaggio e 14 impiegati. Stante il blocco dei licenziamenti imposto dai Dpcm “emergenza Covid” fino a marzo, l’azienda insistono per sbloccare al più presto la situazione e chiede ai sindacati di firmare un accordo che consenta comunque di interrompere i rapporti lavorativi con i propri dipendenti: il tutto su base volontaria dei lavoratori stessi.

All’incontro erano presenti il responsabile dello stabilimento di Saluggia, Stefano Orlandi, la direttrice delle risorse umane Claudia Pusceddu e il presidente di Microport, Benoit Clinchamps, accompagnato da due collaboratrici. Per i sindacati erano invece presenti Alessandro Triggianese (Filctem-Cgil), Gian Luigi Guasco (Uiltec-Uil) e Sara Pace (Femca-Cisl).

A spiegare l’esito dell’incontro è Triggianese: «Ci è stata nuovamente esposta la situazione economica dell’azienda e la sua necessità di intraprendere azioni per contenere i costi. Al tempo stesso Microport ci ha annunciato che presto arriveranno nuovi lavori. Al netto delle due cose le spese di gestione dello stabilimento di Saluggia sono ancora alte. Ci hanno quindi chiesto formalmente se eravamo disposti a trovare un accordo, permesso dalla legge, per applicare licenziamenti su base volontaria, nonostante il blocco imposto dai decreti governativi».

La richiesta è stata nuovamente rispedita al mittente, come era prevedibile: «Ringraziamo Microport per averci fornito ulteriori informazioni sulle condizioni dell’azienda, ma in questo momento non ci sono i presupposti per affrontare discorsi simili».

Quel che è accaduto tra 2019 e 2020, con l’accompagnamento al pensionamento di alcuni dipendenti possibili e buonuscite per altri, «è una strada che non è nuovamente percorribile. Trovare un accordo che preveda la volontarietà a lasciare l’impiego è molto difficile; ad oggi, infatti, non ci sono lavoratori che si avvicinano alla pensione, e noi non siamo disposti a far uscire i dipendenti in altre maniere. Ci sono diversi modi per gestire il mercato fermo a causa dell’emergenza Covi-19: Su tutti, gli ammortizzatori sociali. Se il Governo dovesse decidere di allungare la “cassa Covid” fino a primavera inoltrata, non credo ci sarebbero problemi. In caso contrario Microport nel suo pacchetto d’azienda ha la possibilità di accedere ad altre forme di ammortizzatori sociali. Siamo disponibili a condividere questo tipo di percorso, con la richiesta, la gestione e l’applicazione di questi strumenti» conclude Triggianese. Contestualmente i lavoratori hanno dichiarato lo stato di agitazione, con conseguente blocco degli straordinari. Nei prossimi giorni seguiranno altri incontri con i sindacati, per valutare altre possibili iniziative.

«E’ stato un incontro inutile», ha commentato Gian Luigi Guasco. «Hanno sostenuto che non facciamo l’interesse dei lavoratori, ma noi non faremo un passo indietro. L’azienda non può fare nulla fino a che non cambiano le condizioni stabilite dalla legge». Era già stato indetto lo stato di agitazione tra i lavoratori di Microport e si sono svolte due assemblee, per garantire la partecipazione di tutti e il rispetto delle norme anti-contagio, così che i sindacati spiegassero la situazione. Mercoledì i lavoratori erano in sciopero in attesa di comunicazioni su quanto accaduto durante l’incontro. «Abbiamo detto che non si fa nessun tipo di accordo e l’azienda ne ha preso atto». Resta tutto sospeso ma l’annuncio degli esuberi è ufficiale.

Anche Gian Paolo Piolatto (Cisl) dice la sua sulla situazione all’interno dell’azienda saluggese: «Come sindacato Cisl abbiamo diverse domande alle quali l’azienda non ha dato risposta, ma che sono importanti per comprendere il ragionamento. Ad esempio, a fronte di questi licenziamenti, chi proseguirà con la produzione? Qualora dovesse andare in porto ci sarebbero più impiegati che operai, sembreremo più un’azienda di logistica che di produzione. E il piano industriale? Come hanno deciso di lasciare a casa ulteriori 39 dipendenti? E’ necessario avere questi numeri. Come è importante conoscere i volumi produttivi. Vero che noi stiamo utilizzando la cassa integrazione Covid a rotazione in maniera importante: c’è chi la subisce appieno, e chi lavora all’80 per cento delle ore».

«Attendiamo nuove comunicazioni - dice ancora Guasco - per decidere se mantenere lo stato di agitazione. Abbiamo invitato l’azienda a riflettere su soluzioni alternative, come la cassa integrazione, sperando che ne metta in moto i meccanismi. Non escludiamo che nei prossimi giorni possano essere indette altre assemblee nel sito».

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori