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IVREA. Si fingono agenti e rapinano. Incastrati da un centesimo peruviano e condannati

IVREA. Si fingono agenti e rapinano. Incastrati da un centesimo peruviano e condannati

PALAZZO GIUSIANA

Condannati a due anni e due mesi di reclusione, oltre al pagamento di 500 euro di multa e delle spese legali, per i reati di rapina e sostituzione di persona. Questa la condanna inflitta, giovedì scorso, dal giudice Marianna Tiseo del Tribunale di Ivrea, nei confronti di Paolo Bova e Michele Masiello (più lieve, per la concessione delle attenuanti generiche, rispetto ai tre anni e tre mesi richiesti dall'accusa).

I due, difesi dall'avvocato Daniela Benedino, erano stati individuati come gli autori della rapina compiuta il 25 marzo del 2007 nel parcheggio vicino al cimitero di Ivrea ai danni di una coppia della zona, italiano lui, peruviana lei. Ad incastrarli era stato un centesimo peruviano. Ma andiamo con ordine...

Bova e Masiello, secondo le ricostruzioni, si erano spacciati per false forze dell'ordine in borghese. I fidanzantini, fermati per un finto controllo, avevano quindi consegnato senza resistenze i loro documenti e portafogli. Ottenuta la refurtiva, i sedicenti agenti se l'erano data a gambe levate. Alla coppia non era rimasto altro che segnare in fretta e furia il numero di targa e sporgere denuncia presso la locale stazione dei Carabinieri di Ivrea-Banchette.

L'intuito aveva ricondotto sulle tracce di Paolo Bova, residente in via Dietro Castello a Pavone, già noto alle forze dell'ordine e sottoposto a misure cautelari. Un controllo, eseguito pochi giorni prima, aveva infatti permesso di appurare che il numero di targa della sua Fiat Uno corrispondeva a quello riferito dalle persone rapinate, se non per un paio di lettere errate. Effettuata la perquisizione, i Carabinieri avevano rinvenuto, all'interno del mezzo, uno spicciolo ed alcuni santini peruviani, oggetti di prova, quindi sottoposti a sequestro, che la ragazza aveva nel suo portafoglio, portati con sè dal suo paese di origine. Sulla base della descrizione fornita dalle vittime, gli inquirenti erano risaliti anche a Masiello, frequentatore del Bova.

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