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17 Novembre 2017 - 09:27
Il sindaco Claudio Castello
Mercoledì 15 novembre, a Roma il sindaco Claudio Castello, l’assessore all’ambiente Pasquale Centin e il dirigente del Comune ingegner Francesco Lisa hanno incontrato il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. Argomento: le discariche di Chivasso. O meglio il loro futuro. Gli amministratori chivassesi hanno chiesto che l’area delle discariche sia inserita nell’elenco dei siti di interesse nazionale da bonificare a spese dello Stato. Chiederanno non solo soldi ma anche un aiuto tecnico. Probabilmente ormai credono ben poco che SMC assolverà questi compiti, che le spettano per legge.
L’assessore Centin ci spiega: “Chiederemo anche un aiuto tecnico perché bonificare l’area, metterla in sicurezza, monitorare le condizioni del territorio per decenni richiede competenze che il Comune non possiede. Sarà un’operazione di lunga durata e soprattutto di grande complessità. Un compito forse mai affrontato anche a livello nazionale”.
L’assessore inoltre assicura che l’amministrazione segue con attenzione le conseguenze dell’esposto depositato in Procura a Ivrea dagli ambientalisti. In particolare, presta attenzione all’indagine epidemiologica che la Procura ha affidato al dottor Ennio Cadum, dirigente del Centro Regionale per l’epidemiologia e la salute ambientale dell’ARPA, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente.
La missione a Roma
Tornando all' incontro con il ministro dell’ambiente, il Comune ha pubblicato la determina che autorizza Castello, Centin e Lisa a recarsi nella capitale e ne quantifica la spesa. Sono 545 euro: 363 come indennità di missione e rimborso spese per gli amministratori, 182 come “rimborso spese missione personale tecnico”. La determina enuncia le preoccupazioni dell’amministrazione: a Chivasso ci sono 4 discariche; due sono in corso di bonifica, la Chivasso 1 e la Chivasso 2; la Chivasso 3 si trova nella costosa fase almeno trentennale del monitoraggio post mortem; la Chivasso 0, autorizzata alla società SETA ma gestita sempre da SMC, dovrebbe chiudere entro aprile 2018; la società SMC srl si trova in difficoltà economiche e il suo “stato societario attuale non consente un regolare svolgimento delle attività di emungimento e smaltimento del percolato, con notevoli infiltrazioni nei terreni sottostanti e nelle falde acquifere”.
Wastend: Smc risponde a muso duro a Città Metropolitana
Intanto il progetto Wastend è tutt’altro che morto e sepolto. E’ vero che Città Metropolitana ha dichiarato il progetto ambientalmente non sostenibile, ma per legge ha concesso altri dieci giorni di tempo a SMC per obiettare. E SMC l’ha fatto, pochi giorni fa, con una dura e lunga lettera. Nella quale la società obietta punto per punto alle critiche dei tecnici metropolitani e al parere negativo dell’amministrazione Castello. Ora i tecnici dell’ex provincia dovranno esaminare con attenzione la lettera e decidere se gli argomenti sono persuasivi oppure se non lo sono affatto. Solo nel secondo caso Città Metropolitana chiuderà definitivamente il procedimento. Il che non impedirebbe a SMC di presentare subito un nuovo progetto con qualche modifica. Teniamo conto che la lettera di SMC si chiude con la dichiarazione che la società “si riserva anche di contestare, nelle sedi opportune” il giudizio negativo di Città Metropolitana. In altre parole, SMC potrebbe ricorrere al TAR e forse chiedere i danni.
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