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IVREA. Ragazzo picchiato dai buttafuori. Il papà vuole andare sino in fondo

IVREA. Ragazzo picchiato dai buttafuori. Il papà vuole andare sino in fondo

Foto d'archivio

Alle tre e mezza di notte ha ricevuto la prima telefonata. “Papà! Papà! Lo stanno uccidendo! Non ce la faccio più...”. E una e due.

Michele Migliaccio, 54 anni, medico all’ospedale di Ivrea, residente a Borgofranco, è sceso in strada, è salito in macchina, correndo in direzione dello Shake di  corso Vercelli, una delle discoteche più frequentate del circodario, forse l’unica.

E’ successo sabato mattina, intorno alle 3 e mezza del mattina. Quando è arrivato sul posto il figlio Giovanni, 19 anni, era lì, in piedi, ma messo malissimo. Frattura del setto nasale, frattura del terzo dito, ematoma nella regione auricolare destra, una tumefazione all’occhio, un ematoma in testa. Insomma, contusioni da tutte le parti, che ad elencarle tutte ci vorebbe mezza pagina. Morale: ne avrà come minimo per 30 giorni. Questa la prognosi dell’ospedale

E dire che avrebbe dovuto essere una serata normale, una serata di relax e divertimento. In discoteca Michele ci era andato con la fidanza e con la sorella Miriam, 22 anni.

Tutto sarebbe precipitato dopo un piccolissimo diverbio con un altro frequentatore del locale. I buttafuori, a quel punto, si sarebbero fiondati su Michele, lo avrebbe peso di preso e, stando ai racconti del padre, insieme ad altri quattro, gliene avrebbero date così tante, che non sarà così facile dimenticarle.

“Io credo che lo abbiano confuso con qualcun altro - commenta il padre -  Era già stato preso di mira ad Halloween, al club La Fenice, gestito dalla stessa proprietà e dallo stesso servizio di sicurezza dello Shake. Non lo avevano fatto entrare dicendo che era ubriaco. ”

Dopo una settimana il film, stando ai racconti del padre non cambia.

Arrivato davanti all’ingresso dello Shake (la sorella e la ragazza erano già dentro) un buttafuori gli dice: “stai ancora qui.”. E poi ancora: “Stai attento che ti teniamo d’occhio”.

Tutto il resto è cronaca.

“E’ vero che ogni scarafone è bello alla sua mamma - continua Michele - ma io in questa storia voglio andare sino in fondo. Se sapessi che mio figlio si è comportao male io gli darei la seconda parte, ma in questo caso gli credo. Credo a lui e  ai suoi amici. Tutti mi hanno dato la disponibilità a tesimoniare. Quando è uscito in piazzetta ha dato un calcio alla transenna, per rabbia. Questa l’unica cosa che ha fatto... E poi mi chiedo con che diritto, cinque buttafuori possono frantumare un ragazzo in quel modo. Lo dico da genitore e mi immagino che il loro compito sia di accompagnare fuori le persone. Non così... E se io mio figlio lo avessi trovato morto? Mi spiace per loro. Io non sono uno che sta zitto. Se ho torto pacherò, ma se ho ragione andrò davvero fino in fondo...”.

E tra le tra le tante cose che si chiede e chiederà ce n’è una in particolare.  “Mi dicono - alza il tiro - che le telecamere in quella discoteca ci sono, ma erano rotte... Tutto questo non è un po’ strano?”.

Sull’episodio, ancora da chiaire indagheranno, gli agenti del locale commissariato di polizia, ai quali il ragazzo ha già presentato la denuncia raccontando di essere intervenuto per difendere la ragazza che in quel momento era stata infastidita da un altro cliente del locale.

Solo a che a quel punto sarebbe stato allontanato dalla sicurezza. Una volta fuori, sarebbe iniziata l’aggressione.

Una versione quella fornita agli inquirenti, che però non è in linea  con quella fornita dal personale della discoteca secondo cui il ragazzo avrebbe già dato problemi, qualche sera prima, in un altro locale dello stesso gruppo ed avrebbe iniziato lui, per primo, ad usare violenza nei confronti del buttafuori che alla fine, si sarebbe solo difeso.

Non è escluso che lo stesso buttafuori coinvolto nell’episodio, possa a sua volta sporgere denuncia nei confronti del giovane.

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