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MAZZÈ. Puzza di pollo, Formia: “Non posso farci nulla”

La settimana scorsa abbiamo dato conto della raccolta di firme avviata da cittadini mazzediesi per protestare contro gli odori che si diffondono da un allevamento di polli in frazione Casale. Abbiano sentito il sindaco Marco Formia, in carica dal 2014. Gli abbiamo domandato che cosa può fare il sindaco, che cosa ha fatto, e che cosa farà. 

Per quanto riguarda il primo punto, il sindaco non può imporre la chiusura di un’azienda se essa non ha violato le leggi e il piano regolatore: “Se lo facessi, l’allevatore mi denuncerebbe e mi chiederebbe i danni”. Ad oggi la situazione è la seguente: “La Procura della Repubblica ha acquisito la documentazione dal Comune ma, per quanto ne so, non ha dato avvio ad alcun procedimento”. Quanto all’ARPA: l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente è venuta sul posto tre volte con l’attrezzatura per misurare le molestie olfattive. Ha mandato al Comune le prime due relazioni, dalle quali non risultano situazioni critiche. 

Formia non nega affatto che i residenti vivano una condizione di disagio e che gli odori possano essere molto fastidiosi. Ma osserva che per l’ARPA è difficile accertare il disagio: quando i tecnici dell’agenzia arrivano la puzza può già essere cessata o diminuita. La frazione si trova vicina alla Dora in un’area di “inversione termica”, dove la direzione dell’aria cambia in pochi minuti. “Per questo ho detto alla signora Franca Antonello di telefonarmi a qualsiasi ora, impegnandomi ad arrivare sul posto il più presto possibile”.

Infine le norme del piano regolatore: l’allevamento è stato costruito in base al precedente piano regolatore, che consentiva la costruzione dell’allevamento vicino alle case. Il nuovo piano regolatore non lo permetterebbe più. Precisa il sindaco: “Quando sono entrato in carica, ho trovato un nuovo piano regolatore, predisposto dalla precedente amministrazione, arrivato già alla fase esecutiva. Per noi nuovi amministratori le possibilità di intervenire e apportare modifiche erano limitate. Abbiamo fatto tutto ciò che potevamo per migliorarlo. Una delle modifiche che siamo riusciti ad introdurre riguarda proprio gli allevamenti di bestiame: nel nuovo piano regolatore abbiamo imposto che debbano rispettare una distanza di almeno un chilometro  dalle case”. 

Quindi il sindaco non può fare nulla? 

Continuerò a seguire la questione e a tentare tutto il possibile per ridurre il disagio dei residenti. Ho chiesto all’allevatore se è disposto ad adottare accorgimenti, come l’installazione di filtri o altro. E sono a disposizione dei cittadini per discutere insieme della situazione”. 

Fin qui la disputa fra residenti, allevatore e sindaco. La settimana scorsa abbiamo riferito la posizione di un quarto soggetto, costituito dalle associazioni animaliste. 

Esse ritengono dannoso e crudele nutrirsi di carne. Dannoso per la salute degli uomini e soprattutto crudele nei confronti degli animali. Sottolineano la condizione di sofferenza nella quale sono costretti a vivere gli animali negli allevamenti intensivi. 

Basta ricordare il terribile servizio mandato in onda da “Report” nella primavera scorsa. Lo sappiamo tutti, ma preferiamo voltarci dall’altra parte. Il messaggio degli animalisti è chiaro: smettete di comprare carne. Il messaggio vale anche per i firmatari della petizione. A ciascuno la sua parte. L’allevatore deve rispettare le regole. Il sindaco deve farle rispettare e se possibile introdurre regole migliori. 

I consumatori possono usare l’arma del portafoglio quando vanno a fare la spesa: così, prima o poi, finirà anche la puzza. 

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