Lo scorso 21 ottobre la Guardia di Finanza ha sequestrato beni per centinaia di milioni di euro ai danni dell’azienda Gesconet, indagando 62 persone per reati di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, riciclaggio e reati tributari. La cooperativa Gesconet si occupa di trasporti, facchinaggio, pulizie e vigilanza privata. Il Movimento 5 Stelle ha sollevato il caso, tanto in Parlamento quanto in Regione Piemonte. Pare infatti che “come emerge da diverse ricostruzioni giornalistiche, presso la sede centrale di San Mauro Torinese i vertici della cooperativa avrebbero intrattenuto rapporti con pericolosi esponenti della ‘ndrangheta” scrive in un’interrogazione la consigliera regionale Francesca Frediani. La società Gesconet non aveva veri e propri confini, aveva sedi in mezza Italia e clienti che andavano dalla Camera dei Deputati al Comune di Roma passando per le Poste. Gli ideatori del sistema sarebbero il titolare del consorzio, Pierino Di Tullio, e il suo ex braccio destro Maurizio Ladaga. L’elemento delle relazioni con la ‘ndrangheta emergerebbe da un articolo del Fatto Quotidiano risalente al 2011, in cui viene scritto che “al quartier generale di San Mauro (della TNT, ndr) arrivavano in visita di lavoro personaggi con un pedigree di tutto rispetto, a cominciare da Davide Flachi, figlio di Pepè, uno dei capi clan della ‘ndrangheta radicata al Nord, cognome pesante, decine di pagine di cronaca nera spese per raccontare le sue imprese criminali. A San Mauro veniva anche un personaggio insospettabile, un ex colonnello dei carabinieri passato alla security privata, ritenuto troppo amico dei rampolli delle ‘ndrine”. Questo come evidenza per sostenere la tesi che “la scalata agli affari della Tnt è una tipica manifestazione della criminalità mafiosa, realizzata grazie a relazioni particolari” come scritto dagli inquirenti che nell’aprile del 2011 misero sotto la lente d’ingrandimento sei filiali lombarde della Tnt per possibili infiltrazioni della ‘ndrangheta.
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