Con il termine generico di "cavolo" si indicano tutti i cavoli, coltivati già da tempi antichi per la produzione di foglie, fiori e fusti. Si tratta di una varietà di verdura fresca molto preziosa, invernale, che è possibile trovare molto facilmente, viste anche le numerose varietà disponibili sul mercato ortofrutticolo nazionale ed internazionale. Conosciuto fin dall'antichità, il cavolo (Brassica oleracea) era considerato sacro dai Greci; i Romani invece utilizzavano questo tipo di verdura fresca per curare le più svariate malattie, mangiandolo crudo, prima dei banchetti, per aiutare l'organismo ad assorbire meglio l'alcool. Si sostiene la presenza del cavolo già dal VI secolo A.C. Plinio, in particolare, cita il cavolo broccolo come elemento importante sui deschi dei romani più ricchi, e notizie certe danno il cavolo coltivato in Spagna dagli arabi, che lo introdussero dalla Siria attorno al XII secolo. Con la scoperta dell'America iniziò poi l'epoca dei viaggi navali su lunghe distanze e da qui prese forma per i navigatori la drammatica questione di come contrastare lo scorbuto, malattia causata dalla carenza di vitamina C. Viaggiando per lunghi periodi senza toccare terra, non avendo a disposizione cibi freschi, si mostrarono subito utili gli agrumi e soprattutto i cavoli, reperibili con facilità anche nei paesi nordici. La grossa scorta a bordo di cavoli freschi permetteva così di poter fare viaggi di molte settimane senza toccare terra. Dalle virtù del cavolo il capitano Cook fece dipendere la salute del suo equipaggio: per tre anni di navigazione in tutte le latitudini non perse infatti nessuno dei suoi 118 uomini, in quanto faceva mangiare loro cavoli cotti o crudi. Nel 1500 la pianta di cavolo veniva invece utilizzata come lassativo, mentre durante il 1600 il brodo di cavolo era raccomandato in tutte le affezioni polmonari. Sempre grazie alle scorte di cavoli divennero possibili nel 1700 e nel 1800 le campagne di mesi di pesca in mare aperto delle navi baleniere. La letteratura medica del secolo scorso testimonia che il cavolo veniva utilizzato per guarire raffreddori, catarri, laringiti, ma anche per curare la pleurite ed i reumatismi. Nei mercati inglesi e francesi il cavolo veniva commercializzato già nel 1600 e dall'Inghilterra fu portato in India all'inizio del 1800. In Italia, invece, il cavolo fu fatto arrivare molto presumibilmente dai veneziani, che lo acquistavano nell'isola di Cipro e, proprio attorno a Venezia, riseminando i semi delle piante più belle, cominciò per tutta Europa il miglioramento genetico di questa pianta, che solo successivamente venne esportata e coltivata nel Centro e Nord del continente. Ad Arezzo, in un quadro, viene raffigurato un grosso cavolfiore offerto per stima e sudditanza al signore Cosimo III, nel 1706.
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