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Geografia

Dal thè salato con il latte, alla caccia con le aquile: la Mongolia.

Scopriamo la Mongolia incastonata tra le Federazione Russa in Siberia e la Cina.

Dal thè salato con il latte, alla caccia con le aquile: la Mongolia.

Dal thé salato con il latte alla caccia con le aquile ancora praticata dai nomadi della steppa, questa è la Mongolia incastonata tra le Federazione Russa in Siberia e la Cina.

 

 

La storia della Mongolia non è di certo tra quelle più note al mondo e, spesso, il poco che si sa relativamente a questo paese è che era la terra del grande conquistatore Genghis Khan.

 

 

A 154 Km della capitale Ulan Bator, che vuole dire  Eroe Rosso dal 1924 in onore di Damdiny Sùch, conociuto anche  Sùschbaatar, rivoluzionario, politico, eroe mongolo, in il suo nome precedente era Urga. La statua equestre di Gengis Khan, in Mongolia, è la più grande e più alta statua equestre del mondo.

 

Fa parte del complesso di statue di Gengis Khan sulla riva del fiume Tuul a Tsonjin Boldog vicino a Ulan Bator. La statua è stata  Realizzata  in acciaio inossidabile si trova a circa cinquantaquattro chilometri a est dalla capitale Ulan Bator, sulla riva del fiume Tuul, a Tsonjiin Bator.

Luogo in cui la leggenda narra che il protagonista abbia trovato un frustino d’oro. I mongoli hanno realizzato con Gengis Khan nelle loro conquiste un genocidio secondo solo al genocidio armeno.

Pensate che nella città persiana di Merv, Gengis aveva sconfitto i suoi nemici, ma la popolazione si rifiutava di sottomettersi. Così li guidò tutti fuori dalla città, cosa che lo impegnò per 13 giorni, e poi ognuno dei suoi guerrieri uccise 400 abitanti di Merv. Gli storici pensano che il bilancio dei morti fu di circa un milione. Oggi tutti i mongoli sono fieri di questa statua, dicono gli stessi mongoli: “Gengis era un uomo crudele ma ha guidato il paese verso la grandezza”.  

 

 

La Mongolia è un paese davvero sterminato, grande circa tre volte la Francia e cinque volte l'Italia, eppure è uno dei più scarsamente popolati al mondo. Si contano infatti meno di due persone per chilometro quadrato, di cui la maggior parte residenti nelle città.

 

Il resto è natura selvaggia, intervallata da qualche sporadico ger tradizionale. Il popolo Xiongnu, che viveva a nord della Grande Muraglia, era un popolo nomade e pastorale.

Ciò non impedì loro di organizzarsi in una unica nazione e ben tre anni prima della fondazione della dinastia Han nel 209 A.C! L’imperatore Han Wudi fu infatti il primo a riconoscere formalmente la Mongolia come potenza indipendente e, poi, come molti sanno, fu Genghis Khan a riunire tutte le tribù della Mongolia come la concepiamo oggi. La popolazione totale è di circa tre milioni di persone.

Il 75% della popolazione parla la lingua ufficiale, il mongolo Khahla, mentre il resto parla dialetti mongoli. Ci sono anche diverse minoranze etniche che parlano lingue di origine turca, tra cui considerevole peso ha la minoranza kazaka. 

 

 Si conta infine che circa quattro milioni di mongoli abitino al di fuori della Mongolia. Buona parte della popolazione mongola vive in ger, le tende tradizionali, nonostante la diffusione dell'urbanizzazione. Tradizionalmente lo stile di vita della gente del posto è nomade e a stretto contatto con la natura e con gli animali, per questo, i mongoli continuano a vivere in queste sistemazioni in feltro sempre con l'ingresso verso sud.

 

I ger si trovano nei parchi naturali, nel deserto, vicino al grande lago Hovsgol, ma anche nelle periferie della capitale, e vengono spostate circa quattro volte all'anno, seguendo il ciclo delle stagioni. All'interno dei ger, che sono molto ampi, si trovano mobili in legno fatti a mano e decorati, letti e una stufa al centro, che serve prevalentemente nei mesi freddi. Qui si assiste alla vita quotidiana dei nomadi, condividendo con loro i pasti, essenzialmente a base di noodles ripieni di carne, verdure e riso bollito accompagnato da thè.

 

 

In Mongolia il Buddismo tibetano è piuttosto diffuso e questo ha fatto sì che il legame tra popolo mongolo e Tibet sia piuttosto forte, tanto che i mongoli partono in pellegrinaggio a Lhasa, Tibet, almeno una volta nella vita. Se siete attenti, noterete che molti monasteri e templi hanno nomi tibetani. Una piccola minoranza musulmana sunnita resiste nelle zone occidentali, composta perlopiù da persone di etnia kazaka.

C'è una minoranza etnica che abita la Mongolia, ma anche la Lapponia e la Siberia, che vive in condizioni ancora più spartane dei nomadi della steppa che abitano nei ger, al confine con la Siberia. In Lapponia vengono chiamati Sami, in Mongolia sono gli Tsaatan, letteralmente uomini renna.

I Tsaatan sono di antica origine turca e sopravvivono esclusivamente grazie all'allevamento delle renne di cui utilizzano tutto. Il latte e la carne di renna sono infatti il loro unico nutrimento, la pelle delle renne serve a realizzare calzature e capi di abbigliamento e tende, mentre le corna possono essere usate come unità di misura per gli scambi commerciali. La renna è per loro un animale sacro e non viene mai ucciso. Per sopravvivere sono costretti a spostarsi anche undici volte all'anno.

 

Nelle comunità Tsataan rapporto con il sacro viene mediato dalla figura dello sciamano, che ha la funzione di dirimere questioni pubbliche e amministrare. La musica tradizionale mongola è molto articolata e suggestiva e prevede l'uso di molti strumenti diversi.

In particolare, è interessante il cantokhoomi, in cui voci maschili si producono in un particolare tipo di canto gutturale. La musica è sempre accompagnata da danze tradizionali, in cui è previsto anche il contorsionismo, una pratica artistica che ha radici profonde nella tradizione mongola.  

 

I mongoli festeggiano il nuovo anno in base al calendario lunare e ciascuno dei 12 mesi del calendario è indicato con il nome di un animale: ratto, bue, tigre, coniglio, drago, serpente, cavallo, pecora, scimmia, gallo, cane e maiale. L'anno nuovo è una celebrazione molto amata dalla popolazione, in quanto segna l'arrivo della primavera.

Una leggenda narra che, prima che Marco Polo tornasse in Italia e portasse con sé l’idea del gelato, i cavalieri mongoli, mentre stavano attraversando il deserto del Gobi portando con loro della panna in contenitori fatti di pelli e di intestina di animali, crearono con il movimento della cavalcata una sorta di rudimentale gelato.

Non si sa poi se i Mongoli avessero o meno mangiato questa crema o la avessero poi utilizzata per creare un gelato dai gusti particolari ma quello che sappiamo è che, quando l’impero mongolo si è espanso ed è entrato in conflitto con i cinesi, il gelato lo ha seguito e ha permesso a Polo di portare l’idea in Italia e creare quello che oggi è uno dei prodotti più famosi del mondo!

 

 

 L'evento più sentito in Mongolia è il festival del Nadaam, che coinvolge i tre sport più praticati: lotta libera, il tiro con l'arco e la corsa con i cavalli. Si svolge nel mese di luglio presso lo Stadio centrale di Ulan Bator.

Una tradizione che si ripete da secoli, un tempo, questa competizione veniva vissuta dai partecipanti, nomadi o guerrieri, come prova di forza o coraggio.

 

Poi il festival dei cacciatori con le aquile,  che avviene da secoli a cavallo.

La Mongolia è la patria del cavallo selvaggio detto di  Przewalski, dal nome del polacco che “scoprì” la razza nel 19esimo secolo, è conosciuto in Mongolia come il Takhi. Che bella la Mongolia una terra dalla solare bellezza., il clima è freddissimo, è vero, ma la buona notizia è che splende quasi sempre il sole, il cielo è azzurro piove pochissimo e solo in estate.

 

 

 

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