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17 Luglio 2015 - 10:32
Expo 2015
Esiste una "via italiana" per superare la controversa questione dell'impiego degli Ogm in agricoltura e l'Italia la deve imboccare senza esitazione. Questo l'appello lanciato a Expo al Governo dal presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, che punta a coinvolgere sempre più la ricerca e l'innovazione genetica in agricoltura come soluzione possibile alle sfide globali in tema di nutrizione e sostenibilità. Nell'ambito del convegno "Geni Italiani", organizzato a Palazzo Italia da Confagricoltura, Guidi al governo e al mondo scientifico ha inviato da Expo questo messaggio: "No alla demonizzazione delle nuove tecnologie, sì alla ricerca genetica e all'innovazione in agricoltura anche in Italia".
Il confronto ha coinvolto esponenti del mondo accademico: i professori Herald Von Witzke dell'Università di Berlino e Michele Morgante dell'Università di Udine, e il ricercatore Roberto Defez, del Cnr di Napoli. Assente, invece, il Ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina. Gli esperti hanno messo in luce i vantaggi prodotti dagli Ogm per l'agricoltura e per la collettività nei Paesi in cui sono utilizzati. In base ai dati diffusi, sono ormai 181 milioni gli ettari coltivati a transgenico nel mondo, cento volte in più rispetto a venti anni fa. In concomitanza con l'incremento delle superfici, il consumo di agrofarmaci è diminuito del 37%, le rese sono aumentate del 22% e il profitto degli agricoltori del 66%. In Europa invece, denuncia Confagricoltura, la coltivazione degli Ogm è stata "frenata da bandi imposti dai vari governi, che però non ne hanno mai proibito l'utilizzo ai fini mangimistici e alimentari". In base a una stima del Centro Studi di Confagricoltura, il quantitativo della soia e del mais importati ha raggiunto in Italia oltre 8 milioni di tonnellate, per un controvalore che supera i 2 miliardi di euro. "E' questo - denuncia Guidi - il vero paradosso italiano: mentre viene vietata la coltivazione ai nostri imprenditori, si importa moltissima materia prima transgenica, in larga parte utilizzata per produrre le nostre eccellenze agroalimentari". Il problema dell'Italia, ha sottolineato, resta "l'assenza di una politica a favore di una ricerca per l'innovazione e la genetica in agricoltura". Per Guidi, tecniche nuove come il genome editing e la cisgenesi, diverse da quelle transgeniche utilizzate nelle commodities internazionali, "sarebbero perfette per l'agricoltura italiana e potrebbero non essere considerate Ogm, se solo si provvedesse anche a una diversa definizione".
In sostanza, secondo Confagricoltura ci sarebbe la possibilità di produrre direttamente e in tempi rapidi delle varietà genetiche identiche a quelle che si otterrebbero utilizzando i meccanismi naturali, con tecniche che manterrebbero intatta l'identità genetica "tipica" della pianta. "Queste tecniche sarebbero perfette per un'agricoltura basata sulla tipicità com'è la nostra e per assicurare un futuro dei marchi del Made in Italy agroalimentare" ha concluso Guidi.
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