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Ivrea

"Negli ultimi due anni abbiamo avuto paura..." ma a Ivrea è tornato il Carnevale

Il suono di Pifferi e Tamburi, il profumo dei fagioli grassi e l'odore di vin brûlé che fuoriesce da tutti i bar del centro

Sciabola e feluca a Marcello Feraudo

Tutto come vuole la tradizione. Il suono di Pifferi e Tamburi, il profumo dei fagioli grassi e l’odore di vin brûlé che fuoriesce da tutti bar del centro. C’è chi dice con entusiasmo: “Adesso sì che è Carnevale”.

Un carnevale desiderato, aspettato, rimpianto lungo i due anni contraddistinti dalla pandemia da Covid. Un Carnevale codificato nel dna di tutti gli eporediesi senza alcuna distinzione di età, di genere, di classe sociale.

Morale? In tanti, più di quanti si potesse anche solo immaginare, nel giorno dell’Epifania, sono scesi in strada, riempiendo il centro storico.

“C’era già gente alle 6 di questa mattina....” commenta con un cliente l’edicolante con chiosco su Porta Vercelli. 

“Era ora!” continua. Tra i più entusiasti il primo cittadino Stefano Sertoli. Saluta a destra e, soprattutto a sinistra, in alto e in basso. Sorride. Non si perde una nota delle pifferate. “Sarà il carnevale della ripartenza” promette ai microfoni de La Voce.

Il generale

Eporediese classe 1983, residente a Chiaverano, osteopata, il Carnevale scorre nelle vene di Marcello Feraudo da sempre. Figlio di Anna Rosa Esposti, a due anni sale sul carretto del Toniotto con il padre Roberto Feraudo per seguire la madre, Mugnaia nel 1986. Un destino che si ripeterà nel 2018 quando, questa volta in veste di Toniotto, accompagnerà la moglie Francesca Olivero, Vezzosa in quell’anno. Lorenzo e Caterina di 11 e 9 anni i loro due figli.

Arancere negli Scacchi fino al 2006 – si è guadagnato la Torre d’Argento. Nel 2012 ha tirato sulla pariglia 56 “I Giustizieri” vincendo quell’edizione. Dal 2007 fa parte del gruppo goliardico Cuj d’al vin e vive il Carnevale da popolano, escludendo il 2018, girando le piazze con gli amici di sempre senza mancare ad un appuntamento dal 6 gennaio al mercoledì delle Ceneri.

Pifferi e tamburi

Il gruppo dei Pifferi e Tamburi trae le sue origini dalle bande militari che accompagnavano anticamente gli eserciti. La data di costituzione risale al 1808, anche se la loro tradizione musicale è di fatto accertata fin dal XVI sec.

Il verbale

Davvero di spessore il verbale di Erino Mignone tornato con stile e voce inconfondibili a vestire i panni del Sostituto Gran Cancelliere per il secondo anno. 

L’inizio (“Dove eravamo rimasti?”) richiama quel famoso ritorno (dopo anni passati in carcere e nelle aule dei tribunali) di Enzo Tortora in Tv, con la celebre trasmissione “Portobello”.

“Negli ultimi due anni abbiamo avuto paura... Paura che tutto fosse perduto. La pandemia mondiale ha stravolto le vite di intere popolazioni - ha sottolineato Mignone - Ha seminato tristezza dolore e morte. La nostra città e la nostra feste non ne sono stati immuni. Ci stringiamo anche in questo momento a tutte le famiglie che ne sono state colpite...”.

E poi sulla guerra in Ucraina.

“I nostri figli, oggi, in questa piazza - ha aggiunto Mignone nel suo verbale - possono festeggiare il nostro Carnevale con l’auspicio che ritornino i giorni di sole, che la pace fiorisca nei campi aridi di ostilità e che tutti i bambini del mondo possano vivere con gioia e spensieratezza il proprio personale carnevale. Noi, nessuno escluso, tutti insieme, rinnoviamo quel fantastico girotondo di anime pure e di cuori in fiamme, custodendo gelosamente il privilegio di poter imporre al cielo la nostra identità: Noi, tutti noi, siamo lo Storico Carnevale di Ivrea!”.

47 anni, nato nel quartiere di San Grato e oggi residente a Chiaverano, Erino Mignone, fotografo professionista è sposato con Simona e padre di Linda, Samuele e Tommaso. In passato ha vissuto il Carnevale prima come arancere a piedi con gli Asso di Picche e successivamente sui carri.

Negli ultimi anni si è dedicato a raccontare la Festa attraverso le sue fotografie soffermandosi non solo sulla Battaglia ma anche sul Corteo Storico costruendo un vasto archivio di momenti, persone, sguardi, gesti, attimi che costituiscono lo Storico Carnevale.

La famiglia del Generale

Il passaggio di sciabola e feluca tra Vincenzo Ceratti e Marcello Feraudo

I fagioli grassi distribuiti davanti alla chiesa di San Lorenzo

Il saluto dei credendari

Sempre nel giorno dell’Epifania i Credendari hanno portato il loro saluto al Magnifico Podestà Giuseppe Groia. E’ seguita la cerimonia del Sale e del Pane e il Corteo.

La giornata si è conclusa con la messa in Duomo e la Cerimonia dei Ceri in cui il Magnifico Podestà, accompagnato dal suo seguito e dai Credendari, fa dono al Vescovo del cero votivo per invocare la protezione della Madonna sulla città. 

Negli ultimi due anni abbiamo avuto paura... Paura che tutto fosse perduto. La pandemia mondiale ha stravolto le vite di intere popolazioni

Il Sostituto del Gran Cancelliere Erino Mignone legge il verbale

Questo momento si ispira a una cerimonia antica che si svolgeva nella cappella dei Tre Re sul Monte Stella, edificata intorno all’anno 1220 su consiglio di San Francesco d’Assisi.

Eporediese doc, classe 1956, sposato con Nives e padre di Francesca e Marta, Piero Giuseppe Groia è in pensione da un anno. Grandissimo sportivo, ha giocato a rugby dedicandosi poi totalmente alla grande passione per la montagna arrampicando, sciando e gestendo, in gioventù, due rifugi sul massiccio del Monte Bianco. Istruttore di sci alpinismo regionale e vice-presidente e tesoriere presso la Sezione del CAI di Ivrea ha poi affiancato a queste attività anche un’altra sua grande passione, il tiro con l’arco, del quale è Istruttore di II livello della Federazione Italiana.

Fin da bambino andava con la nonna a vedere il “Giro” e la “Battaglia”. Dal 1973 inizia a tirare le arance prima a piedi e poi, dal 1986, sui carri. Il 1994 segna il suo ingresso nello Stato Maggiore dove ha militato, salvo due interruzioni per fare il palafreniere alle figlie Abbà, fino al 2010 anno in cui si è occupato dell’organizzazione del Corteo Storico. 

Ceratti c’è

Si è discusso e pure tanto su chi dovesse consegnare “sciabola e feluca” al cittadino designato Marcello Feraudo.

Non è scritto da nessuno parte, infatti, men che meno nel Cerimoniale se in questa occasione debba esserci chi li ha ricevuti per ultimo o l’ultimo che li ha tenuti in mano. Nel primo caso al fianco del cittadino designato Marcello Feraudo avremmo dovuto vedere il Generale (anche se solo per un giorno) Alberto Bombonato, nel secondo caso il Generale Vincenzo Ceratti. 

Buona la seconda. Per quel che se ne sa le discussioni, onde evitare polemiche di forma e di sostanza sui processi che ci sono stati e che hanno profondamente minato l’immagine della manifestazione, sono state spente sul nascere. 

O Ceratti o nessun altro...”, si sarebbe più o meno imposto il presidente della Fondazione Piero Gillardi. D’altro canto non è scritto da nessuna parte a chi spetti questo compito...

In questa ottica, nella nuova veste di portatore di pace e non più di uno che va a procacciar battaglia, è da leggere l’assenso di Gillardi all’inserimento di Dario Vallino tra le braje bianche insieme ad Alberto Tosin, Riccardo Paglia e Massimo Lova. 

Un modo per riportare il sereno tra Circolo Ufficiali e Stato Maggiore compromesso nel 2019 in seguito alla decisione di tagliar fuori dalla “Campagna di reclutamento” tutti i vecchi per fare largo agli amici del Generale Vincenzo Ceratti.

Buon Carnevale a tutti...

 

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