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L'Intervista

Elezioni 2023: "L'amministrazione deve aiutare chi vuole mettersi in gioco"

Tra i candidati ci sarà anche Vittorio Rocchietti, che ha esperienza decennale come amministratore

Vittorio Rocchietti

Vittorio Rocchietti

I mathiesi troveranno anche il nome di Vittorio Rocchietti tra i candidati a sindaco alle elezioni amministrative di maggio. Assessore dal 2012 al 2017 con il sindaco Tommaso Turinetti, Rocchietti si è poi ricandidato nel 2018 sempre con l'ex sindaco, finendo tra i banchi dell'opposizione.

Il simbolo di Sentirsi aMathi

Alle prossime elezioni correrà col supporto dei tre gruppi di minoranza di Mathi. La lista si chiamerà "Sentirsi aMathi". Classe 1970, di mestiere consulente finanziario, Rocchietti si definisce "molto radicato sul territorio". "Conosco bene le varie realtà del paese - aggiunge - avendoci sempre vissuto". L'abbiamo intervistato per capire le sue idee per il paese.

Cosa ricorda o rivendica dell'esperienza amministrativa con Turinetti?

È stata la prima volta in cui ho avuto la possibilità di amministrare il bene pubblico. L'ho fatto in un periodo difficile e diverso da quello di oggi, soprattutto dal punto di vista delle possibilità finanziarie. Vigeva il patto di stabilità. Ciononostante è stato un bel periodo in cui ho imparato molte cose e penso di aver dato all'amministrazione una parte importante di me stesso. Ahimè finanziariamente si poteva fare poco perché quegli anni erano quelli dell'austerità e del rigore e abbiamo accompagnato un paese cercando di cambiare quel poco che si poteva con le risorse disponibili. È stato anche bello parlare con le persone e portare avanti le mie idee in fatto di istruzione.

Nel 2017 si va ad elezioni ma arrivano i commissari: secondo lei cos'è successo in quella congiuntura? C'è stato un errore da parte vostra nella comunicazione elettorale? Lei come legge quell'episodio?

Guardi, tante volte è difficile descrivere un vero motivo. Sicuramente qualcuno sul territorio non aveva ben capito cosa volesse dire portare il paese al commissariamento. Secondo me c'erano tutti i presupposti per fare un quinquiennio di buone cose, ma io sono abituato a guardare avanti e non indietro. Non ho nessuno da attaccare né da lodare. Abbiamo fatto una proposta e non è piaciuta. Forse in quel frangente non si è ritenuto che quel progetto dovesse arrivare a compimento. Penso sia stata una sconfitta per tutti, per chi ha votato e per chi non l'ha fatto, oltre che tempo perso.

L'anno dopo arriva Fariello, forse anche inaspettatamente vero?

Sicuramente la sua proposta ha tratto giovamento anche da un periodo particolare dal punto di vista politico, al di là del fatto che la politica tante volte dovrebbe avere minore influenza sull'aspetto paesano. Era un periodo in cui la novità piaceva, e abbiamo accettato democraticamente quello che è uscito dalle urne e fatto i complimenti al vincitore. Da parte nostra si stava arrivando a quei tempi a una lista unica da contrapporre a quella di Fariello, poi non si è arrivati a quella conclusione. Ma non soffermiamoci tanto su quello che è stato ma su quello che deve venire.

Colgo la palla al balzo allora per chiederle questo: nel 2018 eravate tre liste separate, ora siete uniti. Cos'è cambiato?

La nostra proposta, per intanto, non vuole essere un'unione di minoranze, detto molto chiaramente. Si sono accomunate secondo me le esigenze e i desideri di alcune persone che avevano partecipato precedentemente all'amministrazione con altre che non hanno avuto questa esperienza. Sono persone attive sul territorio, e questo è imprescindibile per riuscire a penetrare nella politica di un territorio. Persone che vogliono bene al territorio e che vogliono sviluppare le proprie idee rispetto a un quinquiennio con gli auspici che non sia un quinquiennio di austerità pura come nel 2012-2017.

Secondo voi cosa non è andato nell'amministrazione di Fariello?

Io non sono abituato a criticare più di tanto a dire il vero, e inoltre posso dire che sono state fatte cose utili per il paese. Nella nostra idea, quello che c'è di buono deve essere mantenuto, al di là di chi l'ha fatto. Perché troppo spesso la politica italiana ci ha educati a continue ricostruzioni, a spese delle finanze pubbliche che vengono un po' sperperate. Invece no, ciò che di buono è stato fatto va mantenuto, magari migliorato o potenziato. Sicuramente l'amministrazione Fariello ha vissuto anche il covid e questo non ha aiutato. Più in generale penso che possiamo lavorare meglio sotto molti aspetti.

Per esempio?

Ripeto, a me non piace criticare, l'amministrazione ha portato avanti le proprie scelte. Il periodo covid non l'ha aiutata. Se sono stati fatti degli errori penso che siano sotto gli occhi del cittadino e quindi io vorrei concentrarmi su quello che si potrà fare. Dovremmo guardare più al futuro che al passato.

E dunque cosa serve a Mathi in questo momento?

Al paese servono tante cose. Secondo me bisognerà essere molto bravi a sfruttare il momento che l'Italia e l'Europa stanno vivendo. Ai tempi dell'austerità molte amministrazioni si trovavano bloccate e non potevano portare avanti le proprie politiche. Mentre oggi dovremmo un po' essere come i cani che cercano i tartufi: il periodo è propenso per disporre di quella parte finanziaria che permetta a Mathi di colmare alcune lacune che sono lì e sono molto evidenti. Il nostro programma dovrà combinare tradizione e idee nuove, e tra le idee nuove andrà valorizzata la presenza dei giovani. Bisognerà implementare sempre più servizi. C'è un calo demografico soprattutto nei piccoli paesi e quindi bisogna ridare linfa affinché i giovani di Mathi possano trovare un territorio che sia ricettivo nei confronti delle loro esigenze, dalla casa alla famiglia. Ritengo che questo sia un aspetto molto importante da considerare. La politica del paese deve ripartire da questa base. Nel rispetto delle tradizioni, invece, bisogna far sì che certi aspetti tornino ad avere la loro importanza. Mathi ha sempre avuto un ottimo approccio, ad esempio, sulle tematiche sociali, che coinvolgeva molto spesso anche l'aiuto a persone più avanti con l'età. Io penso che si debba tornare per quanto possibile a ricreare questo tessuto, secondo me importantissimo per portare avanti il paese. I giovani rappresentano presente e futuro, poi c'è una parte della popolazione, quella più anziana, che rappresenta il presente e il passato e bisogna trovare un giusto compromesso. Noi abbiamo molte idee e non abbiamo nessuna intenzione di costruire dei Gardaland in quel di Mathi, ma abbiamo la volontà di rimettere in piedi ciò che il paese ha perso e valorizzare quello che si può valorizzare.

Ultimamente hanno tenuto banco le polemiche relative alla mancata organizzazione del Carnevale e all'arrivo della nuova scuola per adulti. Lei che ne pensa?

Per quanto riguarda il Carnevale, va detto che purtroppo nell'amministrazione di un comune comandano sempre i numeri. Ma io sono del'idea che si debba pensare di essere più presenti sotto questi aspetti, perché fa parte anche del marketing di territorio. Se così non fosse, sarebbe solo una tradizione, quella del Carnevale, che si perde. È vero che i tempi cambiano ma bisogna almeno provarci. Secondo me facendo quadrare i conti e cercando di fare rete anche un tema come il Carnevale potrebbe essere riconsiderato. Purtroppo se guardiamo ai paesi intorno al nostro talvolta sono più le cose perse che quelle che si è riusciti a costruire, e per fortuna ci sono persone che si mettono sempre in gioco. Secondo me anche sul territorio di Mathi si dovrebbe aiutare chi si vuole mettere in gioco in modo che lo possa fare, e visto che farlo è diventato più difficile c'è bisogno di un aiuto da parte dell'amministrazione comunale.

E poi c'era la questione della scuola.

Sicuramente il fine della scuola è importante e da premiare. Sulla tempistica sono un po' più d'accordo con chi era più critico: è una scelta vincolante in termini di luoghi e prima di farla proprio sotto elezione l'avrei aperta a una discussione a cielo aperto. Dopodiché capisco che accontentare tutti non si può, ma come tempistiche la scelta poteva essere studiata meglio strategicamente.

Un'ultima domanda gliela faccio sul suo orientamento politico: cosa vota di solito quando si reca alle urne?

Provengo da una famiglia e da tempi in cui il paese era di centro, e quindi ho sicuramente avuto molte più esperienze in quel contesto. Poi essendo cresciuto negli anni ho sempre più preferito le persone ai simboli, indipendentemente dalle provenienze. Da questo punto di vista i miei voti possono essere stati, a seconda dei periodi, più di centrodestra o di centrosinistra. Dopodiché io non mi sento un vero politico, anche se amministrare significa fare il bene dei cittadini e per farlo serve l'arte della politica.

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