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Chivasso
10 Dicembre 2022 - 11:10
Simone Rosa è stato in nazionale B per il tiro a volo
La passione per la caccia Simone Rosa l'ha avuta fin da giovanissimo.
Da bambino aveva degli interessi diversi dai coetanei e con il passare del tempo ha fatto diventare ciò che gli piaceva il suo lavoro.
Dal 2018 gestisce l’“Armeria Fiorentino”, l’attività di famiglia di via San Marco 23.
“Sono nato a Chivasso, dove ho sempre vissuto, il 22 ottobre 1994 - comincia a raccontare -. Da piccolo ero un po’ introverso e non avevo molti amici… a me più che giocare con la PlayStation, infatti, piaceva andare a caccia, pescare, stare all’aria aperta in campagna. Inoltre ho una amore smodato per i cani e oggi ne ho cinque. Molti bambini da grandi vogliono fare i calciatori… io volevo fare il 'cacciatore' - sorride nel dirlo -. Da sempre sono appassionato di armi, questo anche perché l’attività di famiglia di quello si occupa, ma ho anche un grande amore per la cucina”.
Come la maggior parte dei ragazzini anche lui ha praticato vari sport, nello specifico nuoto, calcio e kickboxing, ma il colpo di fulmine è scattato a 14 anni per il tiro a volo, meglio conosciuto come tiro al piattello.
“Questa attività mi ha cambiato la vita, ha fatto nascere in me la voglia di fare, di mettermi in gioco, ha formato la mia persona. Mi sono allenato tanto e nel 2015 sono arrivato in nazionale B; successivamente ho poi abbandonato l’agonismo perché entrare nei gruppi sportivi è molto difficile e questo sport è anche parecchio dispendioso, quindi ho lasciato per dedicarmi al lavoro. Ero piuttosto deluso dall’ambiente, per riuscire a fare le cose spesso servono le conoscenze… si sa - spiega -. C’è, però, una persona che vorrei ringraziare, ed è Marcello Cena. E’ stato il mio istruttore, mi ha aiutato a formarmi in questa disciplina, e per certi frangenti è stato un secondo papà; il campo di allenamento era lontano ai tempi e lui spesso mi ci portava dato che papà, lavorando, non sempre poteva farlo. Ho ripreso ad allenarmi dopo il Covid e lo scorso anno ho anche ottenuto dei bei risultati a livello nazionale”.
Simone Rosa con il papà
La passione per le armi arriva da parte paterna, ma Simone ci spiega che il papà non ha mai spinto più di tanto al riguardo, è lui ad aver scelto. La passione per la cucina arriva da parte della mamma, invece.
“Da piccolo cucinavo, sono cresciuto con mia sorella e i nostri due cugini e stavamo spesso con la nonna, eravamo molto autonomi e a 8 anni già preparavo la pasta e il risotto” racconta.
Alle superiori, visto l’amore per la cucina, Simone Rosa si è iscritto all’Alberghiero e successivamente ha fatto diversi lavori: in pasticceria, ha fatto il postino, ha aiutato il papà in armeria, è stato dipendente in un supermercato. Ha poi preso la licenza per lavorare a tutti gli effetti in armeria e ha scelto di occuparsi di quello. Qui vende armi per ogni genere di attività: dalla caccia, al tiro sportivo, al tiro al piattello ad esempio. Ma anche coltelleria, abbigliamento e fuochi d’artificio. “E’ un’attività storica, infatti i miei nonni avevano rilevato negli anni ‘70 quella che allora era una ferramenta e armeria, e che oggi, nella attuale sede, è esclusivamente armeria” spiega.
Nel 2017 ha incontrato Marzia, la sua compagna. “Ci siamo conosciuti mentre sfilavamo sullo stesso carro di carnevale e non ci siamo più lasciati - racconta -. Nel giugno scorso è nata Miriam, la nostra bimba, ed è stato un evento che mi ha cambiato la vita… bellissimo… ogni sorriso della mia bimba mi fa dimenticare di tutto il resto”.
Simone Rosa con la sua famiglia
Oggi Simone Rosa è soddisfatto della sua vita, e si augura che tutto vada bene visti i tempi che corrono.
“Bisogna stare molto attenti sul lavoro, nulla è certo, quindi spero che fili tutto liscio. Ho anche un altro desiderio: mi piacerebbe che cambiasse la visione pubblica che molti hanno della caccia… ovviamente capisco e comprendo che a molti non possa piacere, è assolutamente lecito e condivisibile, ma bisognerebbe riflettere sul fatto che oggi la carne è molto bistrattata… secondo me è meglio vivere da lepre, libera nel bosco, e morire per mano di un cacciatore che vivere da pollo, magari rinchiuso in una gabbia per poi essere ucciso senza aver mai visto la luce del sole. E’ solo il mio parere personale, ma penso che la caccia venga usata come capro espiatorio per tante, troppe, cose”.
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