MONTANARO. Lutto in paese per la scomparsa di Giuseppe Boromei. Aveva 68 anni e per anni è stata figura di primo piano nella politica montanarese. Esponente, per anni, di quell'opposizione che durante i due mandati di Riccardino Massa, sapeva fare il suo mestiere. Senza sconti, mantenendo sempre alta l'attenzione su questioni che sapevano accendere gli animi. Erano anni in cui Montanaro era stata devastata da un'alluvione. Si parlava di scolmatore e opere idrogeologiche per mettere in salvo l'abitato. Ma c'era anche lo spettro di un termovalorizzatore che la Provincia sembrava voler costruire proprio qui. Un impianto "di servizio", si diceva, poco più piccolo di quello poi realizzato al Gerbido a Torino. Uomo di mille battaglie politiche, appassionato di territorio. Sapeva coniugare l'incisività della sua azione alla compostezza che lo contraddistingueva. Non ci aveva pensato due volte a chiamarlo al suo fianco Antonio D'Ambrosio ( 'O Assessò, come veniva chiamato in quegli anni per la sua carica di assessore regionale alla Sanità), quando aveva vinto le elezioni nella sua Montanaro diventandone sindaco. Un mandato breve, di due anni appena a cavallo tra il 2007 e il 2008, nel corso del quale Beppe Boromei - all'epoca esponente di Forza Italia, partito di cui era anche coordinatore cittadino - era stato vicesindaco con deleghe ai Lavori Pubblici e all'edilizia Privata. Si era tornati alla urne nel 2009 quando D'Ambrosio - dopo la storica svolta a destra della "rossa" Montanaro - aveva scelto di tornare in Consiglio Regionale. Un incarico incompatibile con quello di sindaco. Da qui la scelta di dimettersi. A raccogliere la sfida era stato il suo delfino, il rampante avvocato Marco Frola che, stringendo a sé la schiera dei fedelissimi, aveva riottenuto la fiducia dei montanaresi diventando sindaco. Una battaglia vinta anche grazie alla tenacia e alle doti diplomatiche di Beppe Boromei. Una figura che sapeva tracciare la strada, ricucire, amalgamare. "La politica, è l'arte del possibile" diceva sempre lui che proveniva da una cultura sociale che lo aveva portato anche a militare come rappresentante sindacale di Asso Quadri e Sicurezza Lavoratori. Frola gli aveva dato le deleghe al Bilancio e quella alle Società Partecipate. Anni in cui Montanaro era socio di maggioranza di Città Futura, la municipalizzata voluta da Riccardino Massa come contenitore dei servizi del paese. Una società sull'orlo del fallimento che rischiava di trascinare nel baratro gli ex dipendenti comunali travasati in essa e di mandare a gambe all'aria la Farmacia, anche questa ex comunale. Insomma, una patata bollente che aveva saputo maneggiare con maestria. Beppe Boromei lascia un grande vuoto in paese. Con lui se ne va un pezzo di quegli anni di fermento politico dove i Partiti erano i Partiti, la Destra era la Destra, la Sinistra era la Sinistra e i Consigli Comunali duravano fino alle 3 di notte per discutere, ragionare, confrontarsi e anche litigare. Sempre nell'ottica di stabilire, ognuno dalla propria posizione e nel rispetto reciproco delle parti, quale fosse davvero il bene del paese. Per chi scrive, Beppe Boromei è stato sempre un interlocutore serio e corretto. Fonte di notizie vere ed equilibrate. E ha lasciato il segno proprio per la sua pacatezza.
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