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SALUGGIA. DiaSorin si rafforza in Cina: «Un nuovo polo a Shanghai»

DiaSorin, multinazionale con sede a Saluggia, ha annunciato nei giorni scorsi l’apertura del suo primo impianto di produzione e ricerca vicino a Shanghai. Sempre nei giorni scorsi la Food and Drug Administration ha dato il via libera alla commercializzazione negli Stati Uniti di 6 test per l’epatite B e per l’uso di emergenza del test per gli anticorpi sviluppati in risposta all’infezione da Covid-19.

Per DiaSorin, Cina e Stati Uniti si confermano due mercati strategici per la crescita. Carlo Rosa, Ceo del gruppo, non è preoccupato della crescente tensione internazionale tra Washington e Pechino perché - ha dichiarato - «il nostro posizionamento come società innovativa e dall’elevato contenuto tecnologico ci conferma come un player rilevante in entrambi i paesi. Negli Usa siamo stati la terza società a rendere disponibile un test molecolare per il Covid-19, prodotto nel nostro stabilimento in California». Negli Stati Uniti «investiamo in ricerca e sviluppo per rendere disponibili i nostri test a tutti gli ospedali e il governo ci riconosce un ruolo strategico, coinvolgendoci ai tavoli federali sulla pandemia».

Secondo gli analisti di Equita il valore del mercato delle epatiti e retrovirus è stimato in mezzo miliardo di dollari. Per DiaSorin gli Usa valgono il 40% del fatturato, che dovrebbe superare gli 850 milioni di euro a fine 2020. Anche la Cina è un mercato strategico nel quale crescere come esportatore e come produttore locale, grazie al nuovo stabilimento di Shanghai.

«La nostra presenza in Cina - ha spiegato Rosa - si è rafforzata in modo significativo dal 2005, quando abbiamo iniziato a operare nel Paese. È ora giunto il momento di crescere ulteriormente in questo importantissimo mercato. Sarà sempre più rilevante rafforzare la nostra presenza globale, investendo nei mercati strategici e a maggior tasso di crescita come la Cina, dove il governo nei prossimi dieci anni investirà centinaia di miliardi di dollari nel sistema sanitario».

L’Italia rappresenta attualmente solo il 12% circa del fatturato di gruppo; dopo l’apertura dell’inchiesta della Procura di Pavia sui test sierologici validati dal Policlinico San Matteo, nella quale Rosa risulta tra gli indagati, l’azienda ha deciso di «sospendere le attività di sperimentazione clinica in Italia con enti pubblici».

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