Cocco, madreperla, pietra lavica, marmo indonesiano color sabbia e vista sull’oceano, affacciati sui giardini verticali (quasi 500 piante autoctone) firmati da Patrick Blanc progettista botanico cui si è affidato anche il Musée du quai Branly. Sparpagliate qua e là le fotografie di Massimo Listri con architetture d’interni italiane del ’600 e del ’700. L'ex “Sea Sentosa”, oggi "Uma Como", della Compagnia Como, un resort di Echo Beach a Bali, è tutto questo e molto più. E’ la genialità. E’ la contemporaneità di Giacomo Passera, un architetto torinese conosciuto in tutto il mondo e vincitore a Londra, proprio per l'Uma Como, degli International Property Awards, premio per il World’s Best Apartment. E tanto basterebbe per dire di essere "arrivati". Eppure quest’uomo, già intervistato e fotografato da autorevoli riviste e quotidiani (Ad, Vogue, The New York Times) fa della modestia uno stile di vita. Si autodefinisce architetto-viaggiatore trovatosi “al posto giusto nel momento giusto”. Ed era a New York negli anni ‘80, poi nella Russia di Gorbaciov per la riqualificazione degli impianti olimpici, quindi in Francia, in Canada e infine nella Cina del boom, correva il 1994, chiamato dal governo a rappresentare il design italiano con la collezione dei suoi tessuti per la decorazione e l’arredamento, sotto forma di costumi d’ispirazione orientale e veneziana. Fortunato ma anche un genio apprezzato da Pierre Cardin che nel 1976 lo chiama per una linea di mobili (utilizzati per arredare le suites del residence maxim’s) passando per Valentino che gli affida la ristrutturazione di una sua boutique, a Grace di Monaco che lo chiama per le sale dell’Hotel de Paris. Ed è proprio in Francia, a Parigi, il paese in cui inizia la sua attività come interior designer nella ristrutturazione di importanti case che Passera si dedica anche a stupende collezioni di porcellane (porcelain de paris, la linea san pietroburgo per la societè residence paris), e linee di tessuti per arredamento (nobilis, beauvillé, deschemaker, rubelli, bises e altre case). E poi collezioni di borse e valige per Vinci e gioielli per maxart. Fortunato ma anche pratico. Risale, infatti, al 1978 l’apertura del primo show-room dei suoi mobili a New York poi distribuiti nelle più importanti città americane (Miami, Los Angeles, Palm springs, Chicago, Dallas).
Giacomo Passera
Un italiano nel mondo. Un torinese che ce l’ha fatta. SalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalva
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