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03 Luglio 2014 - 15:17
tribunale
Chiedeva l'elemosina a Ivrea tenendosi un coltellino in tasca. Per questa ragione il mendicante Settimo Nizza (difeso dall’avvocato Paolo Campanale) è stato condannato ad un mese di reclusione e a sessanta euro di ammenda per detenzione di oggetto atto ad offendere. La sentenza è stata pronunciata martedì mattina dal giudice Marianna Tiseo del Tribunale di Ivrea. I fatti risalgono al 6 ottobre 2010. Quel giorno, in seguito a numerose segnalazioni, il maresciallo Andrea Bonzan si era recato davanti al Duomo di Ivrea per perquisirlo.
"Dopo alcune segnalazioni in cui si diceva che davanti al Duomo c’era un uomo che chiedeva insistentemente elemosina, mi sono recato sul luogo – ha raccontato il Maresciallo -. Alla mia richiesta di farsi perquisire Nizza, che ci era già noto perché solito vivere di questi piccoli espedienti, ha cercato dapprima di nascondersi e poi ha acconsentito, mantenendo tuttavia un atteggiamento molto ostile nei miei confronti. In seguito alla perquisizione, ho rinvenuto un coltello della lunghezza complessiva di 16 centimetri e con lama di 7 centimetri, coltello che, secondo le parole del soggetto, serviva per tagliare il pane che riusciva a procurarsi con la sua elemosina. Non avendo trovato però alcun tipo di cibo in possesso dell’uomo, ho ritenuto la presenza del coltello ingiustificata e quindi ho provveduto alla denuncia nei suoi confronti".
La difesa ha chiesto senza successo l'assoluzione, facendo appello alla modesta entità del coltello ma anche alle condizioni di vita del soggetto. "In questo procedimento - ha detto l’avvocato Campanale- ci troviamo di fronte ad una persona con gravi difficoltà nel sostentarsi. E’ necessario che le autorità giudiziarie si esprimano nel rispetto di un contesto sociale che sta mutando e che vede alcune persone sempre più in difficoltà".
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