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20 Marzo 2014 - 09:15
tribunale
Sono numerosi i processi per liti di vicinato che si celebrano a Palazzo Giusiana. Non è facile andar d'accordo ma certe situazioni degenerano fino a portare spesso intere famiglie sul banco degli imputati, tra accuse reciproche ed un astio che è difficile spegnere. E' quel che è successo anche tra alcune famiglie di San Giorgio Canavese il 23 gennaio del 2010.
Sette persone sono finite alla sbarra con l'accusa di rissa. Sono i coniugi Massimo Carminati e Daniela Guglielmo, difesi dall'avvocato Paolo Maisto ed il figlio Andrea Carminati, difeso dall'avvocato Paola Remogna. Dall'altra i coniugi Rosario Falcone e la moglie Rosaria Mangone insieme alla figlia Anna Falcone e al genero Vittorio Cirino, tutti e quattro difesi dall'avvocato Franco Papotti.
Secondo le ricostruzioni la lite scoppiò nel cortile di casa comune di via Cavour per futili motivi, a causa del posteggio di un'automobile dei Carminati che, secondo l'altra famiglia, ingombrava. Ad accendere la miccia sarebbe stata la richiesta, rivolta da Cirino a Falcone junior, di spostare il mezzo per avere accesso al proprio box. La situazione sarebbe presto degenerata e le urla avrebbero richiamato l'attenzione di tutti gli altri parenti, accorsi sul posto. Arrivati alla mani, alcuni avrebbero utilizzato anche spranghe e bastoni tanto che si rese necessario l'intervento dei Carabinieri e il trasporto dei più malmessi all'ospedale. Le versioni divergono. Una famiglia accusa l'altra e viceversa.
Martedì mattina il Pubblico Ministero Ombretta Russo ha richiesto di modificare il capo di imputazione aggiungendo l'accusa di lesioni a carico dei due Carminati per aver procurato, in concorso tra loro, seri lividi a Rosario Falcone e a Vittorio Cirino. Di conseguenza il giudice Marianna Tiseo ha rinviato il processo, diffidando i due testimoni, che erano previsti per la giornata, a tornare alla prossima udienza del 16 ottobre.
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