Una lettera al Segretario Regionale di "Art. 1" Dario Omenetto per dire che lui se ne va, lascia la segreteria cittadina. A scriverla è Franco Giorgio. Ho riflettuto molto in questo ultimo periodo e ho preso una decisione, lascio la politica attiva di partito, mi dimetto da Segretario Cittadino di Art.1. Non lo faccio per un motivo particolare, ma per il semplice fatto che ritengo di aver fallito l’obiettivo. Un obiettivo che era quello di raccogliere intorno al progetto di Art.1 un numero importante di Compagni e Compagne così non è stato e credo che molte responsabilità siano mie in qualità di Segretario. Art. 1 a Ivrea non è decollato, non è riuscito e non riesce ad incidere nella politica cittadina. Sul piano più generale non vedo un progetto di futuro e, quindi, una leadership in grado di riunire la sinistra di questo Paese. Non siamo riusciti a diventare il soggetto che da sinistra facesse da attrattore e coagulatore di uno schieramento sociale ampio. Non dipende solo da noi certo, e anzi credo che il vero motivo di fondo stia nel fatto che sono venute meno le condizioni che hanno segnato nascita e storia della sinistra: la crescita innanzitutto. La sinistra è figlia della crescita e della lotta per una più equa distribuzione dei suoi benefici. Se la crescita si ferma, ricchi e poveri sono spinti a difendere il benessere acquisito, poco o molto che esso sia, e si creano condizioni più favorevoli alla destra. Chi se non la sinistra dovrebbe dare un’impronta di qualità con attività produttive mirate alla valorizzazione dell’ambiente naturale ed urbano, al benessere delle persone in termini di salute fisica e relazioni sociali, all’accrescimento culturale, alla qualità dei servizi alla persona ed alle imprese. Chi se non la sinistra dovrebbe dare peso anche alle cose che non hanno valore di mercato e cominciare veramente ad andare oltre il Pil. Chi se non la sinistra dovrebbe puntare ad attivare nuovi processi produttivi, creando una nuova relazione e alleanza con le forze imprenditoriali per riorientare la produzione verso i settori dell’economia innovativa, della sostenibilità ambientale e del benessere sociale. Uno dei principali fattori di crisi della politica è costituito dalla rottura dell’equilibrio tra quanto i cittadini danno allo Stato col fisco e quanto ricevono con i servizi. In termini statistici l’Italia si colloca nella media europea, sia per la quota di entrate sul Pil che per le spese. Ma con due specificità: le entrate, a causa della scandalosa evasione, gravano di più solo su una parte della popolazione; le spese, invece, avendo valore universalistico, spesso prescindono sia dal reddito che dalla fedeltà fiscale. Poi se si prova a parlare di Tassare i Patrimoni ecco il finimondo!! Vogliamo essere onesti e vedere che il M5s, Pd e Leu (per parlare di forze al governo) sono formazioni in crisi, che o nei prossimi mesi si rigenerano o si mettono fuori dalla storia dei prossimi anni. E questo non è qualcosa che non riguardi noi cittadini. Ci sono tanti cittadini che in forme diverse hanno contribuito alla loro vita. Allora si tratta di valutare se non sia possibile pensare che in una fase così delicata della vita politica si possa far vivere una sorta di movimento parallelo, di opinioni, di confronto, di costruzione di iniziative, di coinvolgimento dei rispettivi elettorati, attivisti e rappresentanti. Una sorta di politica orizzontale a tutti i livelli che senza ingerirsi nella vita interna delle singole formazioni produca buona politica facendo maturare posizioni politiche, iniziative, risvegli di partecipazione, superando muri divisori talora artificiosi. So che è difficile. Ma potrebbe essere un modo per far entrare in campo nuove soggettività, mettere in relazione i protagonisti dei movimenti delle piazze con partiti e movimenti che stanno nelle istituzioni, per contribuire, così, a rinnovare la politica. Se su questo si vuole lavorare allora forse potrebbe tornarmi quell’entusiasmo ad oggi perduto….
Franco Giorgio
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