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SETTIMO. Il teatro ancora fermo: “Difficile fare previsioni in questo momento”

“Difficile fare previsioni in questo momento”. La compagnia Santibriganti, pronta a dare il via il 1 novembre, agli spettacoli del Teatro Garybaldi, è ferma. Euforia spenta sul nascere, perché il Dpcm 25 ottobre 2020, entrato in vigore il giorno successivo, ha posticipato l’esordio stagionale dopo il 24 novembre. Di tutta risposta il direttore artistico Maurizio Babùin e gli altri membri dello staff venerdì 30 hanno aderito al presidio regionale dei lavoratori dello spettacolo, indetto da SLC e CGIL, contro le prescrizioni ministeriali.

Avremmo dovuto raccontare un’altra storia. Il 1 novembre, alle 18, era infatti in programma l’avvio della stagione teatrale ‘20/’21. “Battiti” era il titolo e lo spettacolo “Raffaello. Il figlio del vento” era una prima regionale. Una produzione del Teatro stabile dell’Umbria: non solo un’occasione per celebrare i 500 anni dalla morte del pittore di Urbino; ma anche per conoscere Matthias Martelli, “one man show”, conterraneo del maestro del Rinascimento italiano, ed allievo di quella scuola di giullari che ha in Dario Fo la sua cima. Un predestinato, a cui il premio Nobel ha lasciato in eredità il suo “Mistero buffo”, e che ripropone nel suo “Raffaello” lo spirito dissacrante del comico di Sangiano.

Ma il decreto del 25 ottobre ha dato un taglio allo spettacolo. Chiusi i teatri, i cinema e le sale da concerto, attori e musicisti sono scesi in piazza Castello a manifestare contro le limitazioni. Santibriganti sceglierà una linea attendista, fa capire Paolo Canfora dell’Ufficio stampa: “Dal momento che la situazione sta cambiando da un giorno all’altro restiamo in attesa di vedere se ci permetteranno di riaprire prima o se decideranno di prolungare la chiusura”.

Ma il teatro non viveva solo di spettacoli. Quelli in cartellone fino alla scadenza del Dpcm verranno forse riprogrammati nel corso della stagione. Ma cosa fare della didattica e delle esercitazioni? “Stiamo tentando di capire cosa fare con le altre attività perché il dpcm si presta a diverse interpretazioni. Noi siamo pronti a portarle avanti con tutte le restrizioni del caso” illustra Canfora. Troppi elementi in gioco. I professionisti tuttavia non se ne accorgono solo oggi: le condizioni in cui versa lo spettacolo, d’altronde, erano delicate già prima. “Qualcuno si dimentica che siamo dei lavoratori” tuonano dal palchetto allestito su un furgone in piazza Castello. Ma il presidio ha rivelato un segreto di Pulcinella. Le arti sceniche e musicali navigavano a vista già prima che la pandemia le togliesse il pubblico, perché il Fus, il “fondo unico per lo spettacolo” è in picchiata da anni. Da quando è stato istituito, nel 1985, sotto la presidenza Pertini, l’ammontare da spartirsi fra imprese operanti in cinema, musica, danza, teatro, circo e spettacolo viaggiante è sceso dallo 0,083% di PIL allo 0,024%. Forse una fetta troppo sottile.

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