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QUINCINETTO. Nuova proroga per i lavori sul ponte sulla Dora

Torna al centro del dibattito il ponte sulla Dora. L’unico collegamento con la statale 26 che porta in Valle D’Aosta. La struttura, ammalorata, da tempo necessita di lavori (7 i milioni) importanti ed è soggetta ad un’ordinanza che impedisce ai mezzi pesanti superiori a 3,5 tonnellate di transitare.

È stata prorogata, di nuovo, fino al 29 febbraio, l’ordinanza che istituisce il senso unico alternato sul ponte che collega la strada provinciale 69 alla 26. Con la speranza che questo sia l’ultimo passaggio per arrivare, finalmente, alla fine degli interventi previsti sulla struttura. La Cogeis, l’azienda che, su mandato di Ativa, da fine luglio, sta svolgendo lavori di adeguamento antisismico, non ha completato gli interventi in tempo. La riapertura al traffico, in entrambi i sensi di marcia, della struttura, era infatti prevista per fine agosto. La nuova proroga, quindi, continuerà a creare disagi agli automobilisti, già alle prese con code e rallentamenti proprio nei pressi del ponte. Un problema che potrebbe farsi ancora più grosso nei prossimi mesi quando, con i lavori sulla frana, e la conseguente chiusura dell’autostrada, i mezzi pesanti si troveranno a passare all’interno dei centri cittadini creando numerosi problemi alla viabilità. I lavori, infatti, dovranno necessariamente finire prima dell’inizio degli interventi sulla frana in località Chiappetti, previsti per il mese di aprile. Tutti questi ritardi, qualche mese fa, hanno spinto il sindaco, Angelo Canale Clapetto, ad agosto, a portare Ativa, la società che gestisce l’autostrada fino al confine con la Valle D’Aosta e ha in carico il ponte, davanti al giudice. Il primo cittadino ha scritto al tribunale di Torino chiedendo di riconoscere gli “inadempimenti” di Ativa obbligandola, quindi, a riportare il viadotto alle condizioni originarie. L’atto firmato dall’avvocato del comune parla di: “inefficace attività di manutenzione ordinaria dell’opera”, di “assenza di provvedimenti efficaci” che porterebbero, oggi ad “effetti devastanti per l’opera oggi estremamente onerosi da sanare”.

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