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28 Novembre 2019 - 15:09
L’ente di gestione dei Sacri Monti e la Squadra S.A.P.R. del Corpo Militare Speciale Ausiliario dell’Esercito Italiano insieme per lo studio e il monitoraggio ambientale del territorio di Belmonte devastato dal drammatico incendio del 25 e 26 marzo scorso.
Grazie all’uso di droni la squadra dell’A.c.i.s.m.o.m. (Associazione dei Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta) specializzata nell’utilizzo di droni ha fornito all’Ente regionale che gestisce i Sacri Monti già tre campagne di fotogrammetria aerea completa di tutta l’area incendiata (circa 195 ettari) che consentono di capire come si evolvono le condizioni del patrimonio arboreo.
La prima, di inizio maggio, è servita ad analizzare lo stato delle piante nella fase di ripresa vegetativa. La seconda e la terza, ad agosto e a ottobre, ne hanno documentato le condizioni dopo il consueto stress idrico stagionale e all’avvio della fase autunnale di caduta delle foglie.
Grazie a questi monitoraggi aereei è possibile valutare e cartografare con quale intensità l’incendio si è diffuso nelle diverse zone e quindi quale diverso danno all’ambiente e al potenziale forestale abbia causato e verificare poi come si stia riprendendo la vegetazione, con particolare riferimento alla ricolonizzazione dei suoli. Infine consentono di studiare i rischi idrogeologici legati alle condizioni del manto arboreo e alla geomorfologia dei diversi tratti di versante, verificando anche il possibile innescarsi di fenomeni franosi ed erosivi.
I sorvoli sinora effettuati confermano la gravità e intensità del danno provocato dall’incendio sul potenziale forestale e l’innalzamento del rischio idrogeologico.
“Si osservano infatti - scrivono in una nota dall’Ente - ampie zone di erosione superficiale e un’abnorme quantità di materiale sabbioso e vegetale all’interno degli alvei dei rii a valle del monte, che in alcuni casi ha richiesto interventi urgenti di rimozione presso le strutture di protezione delle aree intubate”.
Lo staff tecnico dell’Ente di gestione dei Sacri Monti, che ha avviato la collaborazione con la Squadra, ha potuto realizzare una cartografia precisa delle superfici incendiate, divise per zone di diversa intensità del danno al potenziale forestale.
Con questi dati verrà predisposto un progetto di ripristino dei boschi danneggiati e di difesa idrogeologica dei versanti che si intende candidare ad un bando del Piano di Sviluppo Rurale, finanziato con fondi europei. Ma per poterlo fare è necessario prima svolgere le procedure necessarie per ottenere la deroga ai divieti sanciti dall’art. 10 della Legge 353/2000 “Legge quadro in materia di incendi boschivi” che impedisce di utilizzare soldi pubblici per finanziare interventi di ripristino del territorio entro i primi 5 anni dall’incendio, per evitare speculazioni a scopo delinquenziale.
Contemporaneamente occorre ottenere il consenso dei privati proprietari dei territori incendiati alla realizzazione degli interventi.
A questo ha pensato il sindaco di Valperga, Gabriele Francisca, che ha organizzato specifici incontri.
Il Settore geologico e il Settore foreste della Regione Piemonte, coinvolti dall’Ente, hanno già effettuato i sopralluoghi e le opportune relazioni preliminari.
A conferma dell’interesse di tutto il territorio al ripristino di Belmonte l’Unione Montana e il Comune di Valperga hanno scelto di destinare parte dei fondi che sarebbero destinati ai Piani di Manutenzione Ordinaria dei Comuni per il 2020 a specifici interventi di ripristino e difesa del territorio incendiato.
L’Ente di gestione ha inoltre preso accordi con l’Università di Torino, Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari, coinvolgendo il ricercatore Davide Ascoli, tra i massimi esperti di incendi boschivi in Italia, per dedicare una tesi di laurea allo studio delle dinamiche della vegetazione dopo l’incendio che ha devastato Belmonte. Lo studio si gioverà delle riprese effettuate dal Corpo Militare Speciale A.c.i.s.m.o.m. che proseguiranno per tutto il 2020 e verranno intensificate a fine inverno (il periodo più critico per gli incendi) per scoraggiare l’opera di eventuali piromani e prevenire nuovi eventi distruttivi.
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