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13 Gennaio 2014 - 11:31
abuso sessuale
Avrebbe abusato della figlioletta di soli 6 anni riservandole carezze proibite fino a cagionarle dolore. Per questo M.P., padre di origine rumena e residente nell'eporediese, è stato condannato dal Tribunale di Ivrea alla pena di cinque anni ed un mese di reclusione. L'uomo, difeso dall'avvocato Silvano Rissio del foro di Torino, era accusato di volenza sessuale per fatti accaduti tra il 2011 e il 2012. La sentenza è stata pronunciata martedì scorso dal collegio presieduto da Carlomaria Garbellotto dopo un paio d'ore di camera di consiglio.
Il Pubblico Minstero Lorenzo Boscagli aveva chiesto una condanna addirittura superiore, sette anni di reclusione, ponendo l'attenzione sulle prove consistite principalmente nel racconto della minore e nelle testimonianze dei parenti più prossimi, la madre e le zie in primis. La bimba, sentita dal giudice in presenza di una psicologa, aveva infatti raccontato con precisione come e dove avvenivano i toccamenti: sempre sopra le mutandine, piano, fino a provocare fastidio e dolore nel contesto della camera da letto dell'uomo in quei giorni in cui poteva vederla, secondo i provvedimenti seguiti alla separazione dalla madre a cui era stata affidata la piccola. "La psicologa, nella parizia – ha ricordato Boscagli – indica una buona capacità intellettiva, nessuna patologia ed una limitata fantasia concludendo la capacità di dire il vero. Soprattutto mi ha colpito la capacità della bambina di resistere alle domande con coerenza". Significative anche le registrazioni effettuate affidando alla bimba un Cicciobello, con il quale commentava: "soltanto il papi può mettere la mano lì".
I giudici hanno accolto anche la richiesta di risarcimento, presentata dall'avvocato di parte civile Pio Coda, stabilendo 10mila euro da corrispondere alla donna. "E' uno di quei processi che urtano l'animo – ha esordito l'avvocato Coda -, originato nell'ambito di una situazione familiare farcita di comportamenti illeciti, per i quali la madre aveva sporto una decina di denunce nei confronti dell'ex compagno per stalking, violenze, maltrattamenti". Il Pm e la parte civile hanno smantellato anche l'ipotesi che la bimba fosse stata suggestionata dalla madre. "Affatto – ha sottolineato Bopscagli - : questo processo non nasce su denuncia della madre ma su segnalazione della pediatra dell'ospedale di Ivrea". Debole l'arringa della difesa che ha tentato di appellarsi a sentenza relative a casi analoghi tentando di sminuire la portata di quelle attenzioni.
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