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18 Ottobre 2018 - 09:46
E’ stato un intervento commovente quello effettuato da Marco Bironzo, nipote di Agostino Tubino, durante la cerimonia di intitolazione della sede Lilt a suo nonno, amato e stimato medico condotto padre di Libero e Donatella Tubino. L’intervento di un uomo che ha saputo pescare nei ricordi del bambino che c’è in lui, parlando con il cuore di una delle figure più importanti della sua infanzia e della sua vita. “Mi è stato dato il non facile compito di parlare di mio nonno da un punto di vista più intimo, più famigliare, da chi l’ha conosciuto da vicino, da chi lo ha vissuto ogni giorno.
Per la mia famiglia il dott. Tubino, che da ora chiamerò nonno Augusto, è stato, insieme a mia Nonna Anna, la rocca forte, dalla quale ognuno di noi è partito con basi solide, per le avventure della vita, e alla quale siamo poi sempre tornati per riaggrapparci nei momenti di difficoltà e di sconforto.
Il dialogo, l’intelligenza, la capacità di mantenere la calma in ogni situazione lo hanno reso per noi indispensabile, soprattutto nei momenti di difficoltà. Come Nonno, e parlo anche a nome dei miei tre cuginetti, che cuginetti non sono più tanto, è stato una presenza sicura, una certezza. Nel mio caso in particolare, il nonno Augusto è stato prima di tutto un’ispirazione, una guida, senza mai essere invadente nelle scelte della mia vita: ricordo quando a 2-3 anni giravo per il suo ambulatorio con addosso una camicia bianca di mia madre, i miei occhiali di silicone, un micro fonendo al collo e giocavo a fare il medico e a lui rideva il cuore.
Quando ho iniziato medicina invece è diventato per me un instancabile compagno di studi che passava con me mattine, pomeriggi e notti alla scrivania a volte solo a tenerci compagnia, a volte ad interrogarmi ed a correggermi. E mi emozionava quando parlava non degli esami che mi mancavano, ma dei nostri esami che ci mancavano a finire la sessione. I miei compagni di studi ricorderanno quando, nei periodi più intensi, veniva a svegliarci alle sette del mattino con in mano una enorme tazza di caffè, dicendo “giovani di belle speranze è ora di mettersi al lavoro, giù dalle brande”.
Mio nonno Augusto è stato soprattutto un amico, un compagno di bravate, un fedelissimo confidente, un porto sicuro nel quale ripararsi quando la vita era meno rosea del solito. Ed in questo non si è mai tirato indietro.
Vi ringrazio infinitamente per aver deciso di ricordare mio nonno con questa intitolazione e approfitto per ringraziare anche il comune di Verolengo per la benemerenza conferitagli il mese scorso. Avete ricordato un medico capace, instancabile; un uomo generoso, che amava la vita come quello che è, un dono quotidiano che distrattamente spesso diamo per scontata; un amico sincero, un compagno di studi ed un nonno. Il nonno che, onestamente, spero tutti noi potremo essere per i nostri figli e per i nostri nipoti”.
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